lunedì 29 dicembre 2014

"Uno spettro si aggira per l'Europa..."

Iniziava così il "Manifesto" scritto dal teorico del comunismo scientifico Karl Marx. E pare che il prossimo anno si apre proprio all'insegna non degli spettri ma di cambiamenti veri che arrivano dalla patria della democrazie e del pensiero filosofico. La Grecia.
Il paese ellenico andrà alle elezioni il prossimo 25 gennaio come previsto dalla costituzione greca in quanto, il parlamento non è riuscito a eleggere il Presidente della Repubblica e dunque, la Carta prevede che in questo caso le camere vengano sciolte e si vada a elezioni anticipate.
Neanche a dirlo si è scatenato il terrore anti-sinistra sui mercati europei che urlano inutilmente al lupo, infatti se il candidato della Sinistra Radicale (Siryza) Alexis Tsipras dovesse (come dicono i sondaggi) vincere le elezioni, la Troika potrebbe avere i suoi grattacapi. Il candidato della sinistra radicale infatti ha stilato un programma che mira all'aumento dei salari, al riotrno delle tredicesime e una completa revisione se non un alt perentorio al programma di macelleria sociale intrapreso dalla destra liberista di Samaras, che diligentemente vorrebbe proseguire eseguendo i ricatti della Troika che, in un mondoi più normale sarebbe sbattuta davanti al plotone d'esecuzione senza equo processo.
L'unico problema (non da poco) sarà creare una coalizione che sostenga il candidato di Siryza al governo e qui c'è da segnalare l'incomprensibile rifiuto del KKE (Partito Comunista Greco) a formare una forza di esecutivo social-comunista.
Sperando che sia la volta buona per  mandare al diavolo la Troika e i suoi ricatti e far capire ad altri membri dell'UE che forse è il caso di votare assai più a sinistra e far crollare una Unione Europea fondata sul mercato, la finanza deregolamentata, le privatizzazioni e altro marciume.
Nessun ricatto della Troika dovrà essere accettato da Tsipras, in caso di vittoria, anzi, se si tira la corda meglio uscire dall' Europa e arrivederci, nessun ricatto e soprattutto avanzare la proposta come per la Germania del 1952 di cancellazione del debito pubblico e permanenza senza condizioni nell'Euro alla faccia della Merkel e dei falchi liberisti.
Se si vuole uscire dalla tenaglia dell'austerity serve un terremoto, meglio se arriva dalla Grecia per poi diffondersi ovunque. Peccato che non ci sia più il pericolo del bolscevismo, ma non è mai troppo tardi. Oggi in Grecia, domani in Europa.

lunedì 22 dicembre 2014

Liberaci dal Male....

La scorsa Pasqua 2014 il predicatore della Casa Pontificia padre Raniero Cantalamessa in una sua omelia attaccava duramente il desiderio squallido di possedere e arraffare ricchezze terrene, non solo trascurando quelle spirituali, ma infuriandosi se un legislatore accenna a misure tributarie più eque.
Mettendo la parte la stima e l'apprezzamento per le parole di padre Cantalamessa, davvero tutto avrei potuto immaginare, tranne che, lo stesso ordine a cui appartiene fra' Raniero, abbia dichiarato bancarotta, affermando che, a causa di "investimenti sbagliati" adesso quella che pare sia una "associazione a delinquere" che predica bene ma razzola malissimo, debba far fronte a forti somme da pagare tanto da far intervenire il capo della stessa associazione, Padre Michael Perry nel chiedere un aiuto economico per evitare conseguenze peggiori.
Tutto il mondo è Paese, verrebbe da dire, commentando l'ultimo (in ordine di successione) scandalo che travolge una Chiesa ormai ridotta a brandelli mantenuta penosamente in piedi e barcollante da un Papa gesuita che parla contro ricchezze e atti immondi, ma poco fa per fare pulizia dentro il letamaio.
Altro che affermazioni, discorsi e prediche, per ripulire le stalle di Augia sormontate dal crocifisso sarebbe utile la forza di Ercole, in mancanza di eroi Olimpici, affidiamoci alla Divina Provvidenza.
Uno scandalo che farebbe pentire lo stesso fraticello di Assisi e far perdere la Via di Damasco a san Paolo; un papa che, al momento della sua elezione unisce due "primati" primo gesuita a divenire pontefice e primo Papa a usare il nome del santo umbro dopo che nessuno dei papi precedenti si era azzardato a tanto dopo la morte dello stesso.
E chissà che il papa non si ricordi di ciò che accadde alla sua congregazione di appartenenza oltre duecento anni or sono: la Compagnia del Gesù fu praticamente bandita da quasi tutti i regni europei che, volevano affidare l'istruzione (tenuta allora in mano proprio ai gesuiti), in mano secolare, guardandosi ovviamente dal renderla democratica e accessibile a tutti, per poi essere sciolta proprio da Clemente XIV con il breve "Dominus ac Redemptor" seppur a malincuore. Le ricchezze e i beni dei gesuiti furono incamerati (nazionalizzati) e il generale dell'ordine Lorenzo Ricci fu arrestato e improgionato nelle oscuri prigioni di Castel sant'Angelo su epressa richiesta delle corti di mezza Europa, fino a termine del processo a suo carico.
Chissà che a Bergoglio non passi in mente di far rivivere ai francescani una disavventura simile con tanto di soppressione dell'ordine, riduzione allo stato laicale degli appartenenti, nazionalizzazione dei loro beni (alla faccia del voto di povertà!) e arresto di tutti i capoccia dell'ordine magari nelle carcveri italiane sovraffollate, in sostituzione di chi, a breve, col decreto "svuota carceri" dovrà uscire, e con l'obbligo del 41bis come i capimafia.
Sarebbe, quello si un gesto davvero forte, magari una apripista per future e debite epurazioni all'interno della Chiesa di chi indossa abiti sacri per azioni profane a cominciare da eminenza Bertone.
A proposito dell'ex camerlengo ottantenne, leggendo una vecchia profezia fatta di Malachia in cui essa affermava, dopo le sue visioni sull'ultimo Papa, che sarà, per così dire martirizzato, ho fatto alcune indagini.
La profezia citata sopra recita:
"Durante l'ultima grande persecuzione dei Cristiani siederà sul trono Pietro il Romano, che pascerà il suo gregge tra mille tribolazioni....."
il cardinal Bertone (ricchissimo e assai potente) potrebbe essere il Pietro il Romano di cui parla Malachia, infatti Bertone ha come seconto nome "Pietro" ed è nato a Romano Canavese in provincia di Torino....
considerazioni personali sui cardinali a parte, torniamo allo scandalo dei francescani che sarebbe meglio sopprimere per il semplice fatto di aver tradito e insozzato il loro abito e il valore e i principi che essi sono chiamati a diffondere insieme al Vangelo. Invece hanno diffuso e gettato denaro ai porci.
Sarebbe ora di farla finita con questa farsa e che il governo, alla caccia di denaro per aggiustare i conti di questa fogna sul mediterraneo, potrebbe non solo incamerare i beni dell'ordine a delinquere, ma anche abolire le feste paracattoliche come Natale, santo Stefano, Epifania, Pasqua, Lunedì dell'Angelo e Ferragosto lasciando ai fedeli (fedeli nel rubare?) la facoltà di festeggiare o meno le ricorrenze che non ricorrono e piantarla con parole al vento di facile sentimentalismo.

lunedì 10 novembre 2014

Laicismo. Se non ora quando?

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fatto capire che il suo secondo mandato presidenziale (è l'unico Presidente ad essere stato rieletto dalla nascita della Repubblica) potrebbe finire addirittura tra poche settimane.
La sola indiscrezione ha scatenato una corsa virtuale ai candidati e candidabili per ricoprire la carica suprema; sul tavolo del presidente Renzi ci sono tre dossier di nomi che potrebbero sostituire il novantenne Giorgio al Colle, suddivisi per categoria: donne, ex premier e outsider.
All'interno della prima categoria troviamo Marta Cartabia giudice della Corte Costituzionale vicina alle posizioni di Comunione e Liberazione che alcuni anni fa, confermando le sue posizioni cielline ha dichiarato che il matrimonio omosessuale non è riconosciuto e che la Costituzione protegge e tutela la famiglia per così dire tradizionale.
Adesso va bene che, forse sarebbe il momento di pensare a una donna al Colle, ma è altrettanto vero che la Cartabia, non sarebbe un nome spendibile in quanto, oltre alla possibilità di una donna, sarebbe il caso, anzi, è il caso di svoltare in senso laico la Presidenza della Repubblica e dunque il nome della Cartabia sarebbe, in tal caso da scartare, non per mancanza di capacità ma per mancanza del requisito laico in questione.
Tra gli ex premier troviamo un eccellente "trombato" Romano Prodi fondatore e presidente del mai bestemmiato abbastanza Partito Democratico, fatto fuori proprio dal suo figliastro deforme alle "presidenziali" del 2013 con 101 senatori che votarono contro la sua candidatura e bruciandolo come avevano fatto con Marini.
Siccome, in Vaticano la scure progressista si è abbattuta sui cardinali conservatori contrari ad aperture agli omosessuali e ai divorziati, al Quirinale un presidente laico e imparziale potrebbe, con un messaggio porre perlomeno la questione decennale dei patti Lateranensi entrati per il tradimento di Togliatti, all'interno della Costituzione. Una assurdità inaccettabile, in quanto la Costituzione è un insieme di leggi fondamentali non articoli di trattati firmati e ratificati tra due Paesi.
candidabili alla poltrona presidenziale, potrebbero essere: Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà, entrambi eccellenti e affermati giuristi, o in alternativa un liberale come Marcello Pera che durante il Governo Berlusconi tra il 2001 e il 2006 ebbe qualcosa da ridire sul reietto di Arcore, inoltre, unico liberale non berlusconista e non contaminato da indagini, processi e condanne pregresse.
vedremo come andrà a finire questa faccenda, con la speranza che finalmente raffiche di vento laicista spazzino la politica e sbattino sul tavolo il superamento dei Patti lateranensi in nome del vecchio motto "Libera Chiesa in libero Stato" magari liberandoci anche della Chiesa corrotta e infangata che predica male e razzola peggio.

domenica 2 novembre 2014

Senza se e senza ma.

nelle prossime settimane spero che accada ciò che doveva accadere molto tempo fa. La scissione definitiva della minoranza del PD contraria a Renzi e al suo programma apertamente neoliberista.
Se ciò dovesse succedere davvero sarebbe la giusta occasione non per creare l'ennesimo partitino di Sinistra di cui nessuno sente la necessità, quanto quello di creare piuttosto una federazione della Sinistra che metta insieme, rispettando le reciproche differenze, tutto ciò che è a sinistra di Renzi, da Sel a Rinfondazione ai Comunisti Italiani, al Movimento arancione, ai vari movimento socialisti di Salvi e a tutti coloro che fin dal 2007 non hanno accettato l'idea della nascita dell'aborticchio PD.
E' evidente che l'esperimento di mettere insieme gli ex democristiani con gli ex PCI è fallita miseramente ed era un fallimento stesso, l'operazione in se per se. far convivere Aldo Moro con Berlinguer ha portato alla nascita di Renzi e del suo governo composto da hooligans o da cagnolini docili che, al tavolo con i sindacati fanno scena muta.
Non sto qui a ripetere come il premier sia arrivato a diventare il Presidente del Consiglio e di come abbia spostato i voti del PD verso l'elettorato deluso dal centrodestra attuandone autoritariamente le politiche.
Il resto è storia recente, la Leopolda, col delirio del paragone tra l'iphone e il telefono a gettoni che sa di esempio puerile come se, in quell'epoca gli italiani non riuscissero a vivere decentemente (anzi!) e la conferma definitiva che, il mondo del lavoro sarà definitivamente portato quasi al XIX secolo senza che si apra o si discuta con la CGIL o si cambi di un millimentreo l'impostazione legislativa. Creare la nuova Sinistra può e deve diventare l'occasione da non perdere per dare un solido punto di riferimento a una determinata classe sociale, contrariamente a coloro che, ingenuamente credono che, i partiti di massa non servano più e sono modelli preistorici come il telefono a gettoni.
Un errore, le differenze sono tali e cose agli antipodi non possono stare insieme in quanto diverso è il modo di vedere il mondo, non che sia la Sinistra contraria all'uso degli i-phone o dei tablet, ma quella Sinistra deve portare sul tavolo con forza lo sfruttamento che esiste nel fabbricare quegli oggetti, perchè se esiste uno Steve Jobs che crea giocattoli tecnologici abbastanza costosi, esistono persone che in altra parte del mondo costruiscono manualmente gli stessi giocattoli che finiranno sul mercato e che frutteranno all'azienda in questione, profitti miliardari contro spiccioli a stento dati agli operai spesso tenuti in condizione di semi schiavitù.
Il mondo non è affatto cambiato, lo sfruttamento, l'imbarbarimento, la sopraffazione, si sono solo spostate in altre parti del mondo assai più miserevoli, lontane dalle nostre case e dai nostri schermi al plasma, in Italia va in onda solo l'applicazione delle direttive neoliberiste europee a cui i governi da Monti a Renzi si sono piegati a bocca chiusa.
Auspico davvero la nascita di una federazione politica di Sinistra Alternativa che abbia come obiettivo la distruzione del precariato e la denuncia forte e vigorosa dello smantellamento di diritti acquisiti dai lavoratori in decenni di lotte e che urli forte in Italia e in Europa un basta alle politiche economiche di austerity e liberiste. Senza se e senza ma, come si diceva alcuni anni or sono.

lunedì 6 ottobre 2014

La cicala e la formica.

"Durante tutta la primavera e l'estate la formica usciva dal formicaio per cercare provviste utili per il prossimo inverno. Nel frattempo la cicala oziosamente faceva passare la buona stagione senza preoccuparsi di seguire l'esempio della laboriosa formica e anzi, ridendo della bizzarra abitudine della formica, con le altre cicale.
Presto però passò l'autunno e arrivò l'inverno con la neve che copri i rami spogli e la terra gelida; la cicala intirizzita con affanno prese a bussare alla porta del formicaio in preda ai morsi della fame.
La cicala chiese un pò di provviste alla formica per superare l'inverno. La formica aggrottando la fronte chiese: "Le mie provviste sono il frutto del durissimo lavoro estivo, tu piuttosto, che cosa hai fatto in estate da restare senza cibo per questo inverno?"
La cicala rispose "Ho cantato per tutta l'estate!" La formica di rimando: "Come questa estate hai cantato, adesso questo inverno balla!" e sbattè la porta.


Questa è la favola di Esopo della cicala sprecona e oziosa e della laboriosa formica. La favola, come avrete capito ha una precisa morale e ho aperto il post seguente per rispondere a Matteo Renzi che, ha fatto un'altra gaffe.
Invitato nei giorni scorsi al cinquantesimo compleanno dei "Focolari" di Loppiano, il presidente del Consiglio ha affermato che in Italia, nonostante la crisi si tende a risparmiare in virtù del pessimismo cronico nel futuro.
Renzi, come al solito ha perso una buona occasione per star zitto.
Innanzitutto, il risparmio è una virtù insita in tutti gli Italiani che a metter da parte qualcosa, con i tempi che corrono non possono più permetterselo. Una virtù demolita volutamente dapprima con un aumento terrificante di tasse, imposte e balzelli tanto per non dire che, in realtà l'italia è un Paese economicamente in bancarotta. Poi con il mantra patetico dello spendere per mettere in moto l'economia .
Davvero non se ne può più con questi Consigli per gli acquisti e la litania dello "spendere e spandere" che non solo personalmente, ma generalmente sono da rispedire al mittente e da condannare in toto.
Non è tirando fuori la grana (che non c'è) per acquistare I pod, tablet o i Phone 6, o maxi schermi ultrapiatti che si esce dalla crisi economica e dalla recessione. Non è tagliando stipendi, salari e pensioni tassandoli all'infinito che la recessione sparirà per magia, non è seguendo o meglio, inseguendo l'austerità economico-politica che ci renderà più fiduciosi nel futuro che ci è stato rubato anche da Renzi e i suoi scagnozzi. Piuttosto aumentando i salari e le pensioni minime davvero e non con turpi manovre che prevedono di inserire il TFR in busta paga per poi aumentare ancora la pressione fiscale, magari pretendendo la fiducia in parlamento.
Si esce dalla crisi stravolgendo la deleteria mentalità dello spendere a vuoto per futilità che ci viene stomachevolmente ripetuta da anni, puntando non sul risparmio come mera conservazione ottusa ma in previsione di investimenti futuri per mettere in carreggiata i lavori davvero utili che otterrebbero commissioni: falegnameria, carpenteria, muratori, imbianchini, vetrai, piastrellisti, ceramisti etc questi elencati avrebbero commissioni future per quelle famiglie che, avendo risparmiato, vogliono investire sulla casa ammodernandola e ristrutturandola, perchè la casa non bisogna solo acquistarla, ma è un investimento futuro, in quanto ristrutturandola e ammodernandola sarebbe più appetibile sul mercato immobiliare.
In Italia c'è bisogno di lavori seri, come quelli elencati, e come la sartoria in generale, e non di lavori inventati per sbarcare il lunario da giovani depressi con la laurea in tasca.
Il futuro, per essere più sereno e per ottenere la fiducia degli italiani ha bisogno della accoppiata magica: risparmio e investimento utile futuro non di gentaglia da tv spazzatura che incita a spendere con debito cose inutili di cui possiamo benissimo fare a meno. Gli italiani hanno bisogno di buste paghe più pesanti, tasse più leggere, un lavoro stabile e sicuro, certezza del risparmio anche per le generazioni future.
Evidentemente Renzi ha fatto fin'ora la formica lavorando sottobanco per prendersi la segreteria del PD e fare le scarpe allo sbiadito Letta JR, e speriamo che faccia anche la fine della cicala, magari restando a terra dopo che qualcuno gli tolga la fiducia del futuro suo e della sua accozzaglia di saltimbanchi che abbondano nel suo governo e si tolgano finalmente dalle scatole (vuote).

venerdì 5 settembre 2014

"Davvero mi fa schifo tutto quello che vedo in questo Paese...."

Non potevo aprire il titolo di questo post in maniera più esplicita. A maggior ragione dopo l'ennesimo fatto tragico accaduto a Napoli in cui un ragazzo di 17 anni è morto "accidentalmente" colpito da un proiettile sparato dalla pistola di un carabiniere. Quest'ultimo insieme a due colleghi si è messo all'inseguimento del giovane in sella a un motoscooter insieme ad altri due ragazzi, con precedenti penali, in quanto aveva superato un posto di blocco senza rispettare l'alt.
Facile immaginare la reazione all'accaduto: gente furibonda in strada che urlava e assaltava auto della polizia, la mamma del giovane che invocava vendetta i parenti devastati dal dolore.
L'episodio si commenta da se, se è stato un errore o un eccesso di reazione da parte del carabiniere lo stabilirà la magistratura nel corso dei decenni (visto l'iter è normale che debba utilizzare un lasso di tempo così lungo...), in quanto alla reazione scomposta non c'è altro da dire.
Napoli è una delle tante città italiane, appartenente a un Paese che ha abbandonato ogni simulacro di rispetto civico e senso del rispetto proprio e altrui, sarebbe facile fare del luogo comune spiccio, reazioni anche peggiori si osservano quotidianamente in tutti i comuni per un parcheggio occupato da un altro, o da un voto scolastico irriguardoso sul proprio figlio o figlia.
Ha davvero ragione il detto che recita "si raccoglie ciò che si semina" e per decenni, dopo aver scuoiato felicemente ogni vincolo che ci incanalava al rispetto del prossimo, a un senso civico, al rispetto per l'autorità costituita (ovviamente democratica), dopo anni trascorsi nell'intraprendere la strada dell'individualismo sfrenato, le conseguenze non possono che essere queste.
Da un lato un corpo di polizia disintegrato da tagli economici, sottoposto a contumelie, processi televisivi se si sparava in aria con agenti ridotti al senso di frustrazione, dall'altro cittadini privati di qualsiasi dignità, che convinti di votare per il giusto hanno ricevuto l'ingiusto e anche allegramente, cittadini che, diciamolo pure, hanno voluto fare a meno di punti fermi quali il senso civico, il rispetto delle leggi etc.
Ma non basta, un territorio lasciato a se stesso in balia delle guerre e delle organizzazioni camorristiche che fanno il bello e il cattivo tempo e si sono sostituite allo stato assenteista tanto da far dire: "la camorra ci protegge, lo stato ci uccide". In un Paese che sprofonda nella recessione economica, che perde posti di lavoro, che si incanaglisce, che corre dietro alla novità politica senza fondamenta per poi esserne schiacciata, non si può aspettare altro che tragedie simili, una tragedia familiare in una tragedia nazionale che non conosce fondo, un precipizio in parte voluto dai cittadini  nel corso degli anni e nel corso delle elezioni politiche, un Paese assolutamente incapace di scrollarsi lo sterco venutogli addosso e sbadierare la volontà di riscatto. Anche per colpa di una politica fedele specchio della società e viceversa, l'elite acculturata, informata, che si coltiva, è messa all'angolo, alle corde e non fa che assistere inerte bisbigliando qualche commento superfluo.
Non ho più nemmeno la forza di vomitare insulti generali a chicchessia, chiudo come ho aperto questo post:
"Davvero mi fa schifo tutto quello che vedo in questo paese, che Paese si potrebbe chiamarlo un vero porcile! Questo insomma è un Paese che bisognerebbe distruggere o almeno spopolare e mandarlo in Africa a farsi civile!" Le parole di Bixio per definire il sud, valgono benissimo per disegnare perfettamente la situazione di una intera nazione incanaglita a livelli paurosi. Al prossimo rigurgito....

sabato 9 agosto 2014

Mea Culpa

Le ultime drammatiche vicende politiche internazionali, danno al sottoscritto ancora una volta, un serio motivo di riflessione.
Scorazzando su internet e su alcuni social network, ho potuto constatare che in non pochi casi i commenti scritti dagli utenti riguardanti precisamente la nuova avanzata del fondamentalismo islamico in Siria e Iraq sono tipici di una cultura, quella occidentale, tronfia di orgoglio e una indiscussa superiorità politica, culturale e umana che permette agli utenti di esprimersi in maniera rozza e sprezzante.
A primo acchito sembrerebbe effettivamente che i fondamentalisti siano quelli cattivi mentre gli americani che sganciano bombe e missili sui convogli jihadisti sono i buoni tutori dell'ordine e della pace internazionale. Non voglio tuttavia mettere in alcun dubbio gli orrori e le atrocità commesse dai fondamentalisti nella loro avanzata e nel loro persistente delirio religioso ma mi si consenta di picconare la tanto declamata e affermata superiorità politica e culturale degli occidentali.
Per i tanti ignoranti di storia, sarebbe bene rinfrescare la memoria su come proprio dall'Oriente siano arrivate le migliori conoscenze in un periodo storico in cui l'occidente cristiano marciva lacerato dal feudalesimo e dalla mancanza cronica di un potere centrale secolare.
Dall'Oriente arivvarono durante i cosiddetti "secoli bui" le nozioni di astronomia, algebra, medicina, e giochi come gli scacchi seppur le regole del nobil giuoco erano completamente differenti.
Venezia commerciava indisturbata sia con Costantinopoli sia con i vari potentati islamici ingigantendo la propria ricchezza e il proprio dominio sull'Adriatico, per svariati secoli l'occupazione araba dei luoghi Santi a gerusalemme e dintorni permise l'arrivo dei pellegrini cristiani seppur con restrizioni ma senza dare alimento alla propaganda in cui si urlava ad eccidi e crimini mostruosi compiuti contro i pellegrini crisitani diretti a Gerusalemme.
L'attacco e l'invasione del Medio oriente si ebbe sul finire dell'XI secolo quando a Clermont Ferrand, Urbano II incitò baroni e vassalli francesi a prendere la croce, con l'intento ben preciso di liberare il Regno Franco dalle turbolenze dei feudatari e in secondo luogo per purificare i luoghi della vita di Gesù Cristo, quello che inizialmente fu una processione secolare male armata, più tardi si organizzò in una vera e propria guerra dichiarata in cui vassalli europei vedevano nella Terra Santa territori di conquista e dominio coperti dalla scusa riusibile di adempiere alla promessa religiosa di liberare la Città Santa.
Se oggi abbiamo giustamente raccapriccio per i crimini commessi dalle varie sigle fondamentaliste islamiche e orrore per la legge della Sharia sappiamo che i nostri crimini hanno secoli addosso.
La conquista di Gerusalemme nel 1099 si compì con una strage indiscriminata di vecchi, uomini, donne e bambini che con i loro corpi orrendamente mutilati e sventrati riempivano le vie della Città Santa.
Una altra Crociata, la quarta detta l'incompiuta, vide la partecipazione di crociati e Veneziani che per altre ragioni dirottarono la spedizione a Costantinopoli sottoponendola a un eccidio e a un saccheggio spaventoso durato alcuni giorni dopo aver raso al suolo alcuni quartieri. I cattolici crociati nutrivano un certo risentimento e una certa invidia per la capitale dell'Impero bizantino che pur essendo cristiana aveva adottato il rito ortodosso e dunque l'odio religioso si mescolò agli altri sentimenti sopra enunciati.
Di orrori e stragi sono piene le cronache del mondo occidentale e testimone anche la terra dei crisitiani. Per reprimere l'eresia dei Catari che si era diffusa e radicata fortemente nella Francia Meridionale e in Italia diversi Papi emanarono bolle in cui istituivano, regolavano e regolarizzavano la tortura e la Santa Inquisizione, a Beziers l'esercito crociato (che aveva subito un attacco dalle forze cittadine catare) conquistò la città sterminando oltre 20mila persone facendosi scudo della ipocrita frase "uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi", altre stragi seguiorono nelle città vicine e solo dopo quasi un secolo di lotta il catarismo fu estirpato non senza migliaia di morti ammazzati e detenuti condannati dall'Inquisizione.
Cosa dire delle stragi compiute dai cattolicissimi conquistadires spagnoli all'indomani della Scoperta dell'America? milioni furono gli indigeni che perirono sotto il mito dell'Evangelizzazione forzata e del piombo europeo oltre che alla diffusione delle malattie europee come il vaiolo.
Non dimentichiamo le ferocissime guerre di religione che per quasi settant'anni dilaniarono la Francia del XVI secolo con migliaia di morti e altrettante migliaia di morti in tutta la Francia durante la "Notte di San Bartolomeo" massacri, stupri, violenze e saccheggi durarono alcuni mesi, mentre la tragica notte del santo martirizzato aveva provocato a parigi almeno 2000 morti ammazzati in una folle e cieca caccia al protestante.
Ripetiamo ancora gli orrori suscitati dalla Santa Inquisizione Spagnola che per decenni perseguitò moriscos e marrani sospettandoli di praticare nasacostamente ancora la loro religione di origine, e poi le campagne di battesimi forzati, esilio, spoliazione dei beni....tutto in nome della religione cattolica utilizzata per coprire le infamie e gli orrori del progredito mondo occidentale.
Poi la Rivoluzione Francese, ilo tanto sbandierato momento di libertà ed eguaglianza e giustizia sociale, il tanto amato momento in cui una nazione si era spogliata del vecchio sistema orrendo per adottarne uno nuovo, più equo, più moderno e più giusto, talmente giusto, talmente libero che le armate rivoluzionarie saccheggiarono, distrussero tombe e reliquie di santi, trucidarono frati, suore, incendiarono monasteri, mentre il governo giacobino vietava di accompagnare i funerali con simboli cattolici meno che mai la croce cristiana, pena la ghigliottina, oppure istituiva religione surrogate come la Dea Ragione, aboliva il calendario cristiano e imponeva al clero il giuramento patetico al nuovo governo nato dai lumi della Ragione, mentre era l'incendio della follia.
Tutto ciò avvenuto nel modernissimo e avanzato mondo occidentale che si crede superiore e all'avanguardia rispetto a quello orientale dominato dalle nebbia dell'islam. Non che sia finita qui, il superiore mondo occidentale si abbandona, dimentico della libertà religiosa, a insultare, disprezzare, i credenti cattolici e delle altre confessioni cristiane definendoli pazzi, debosciati, pedofili e visionari quando gli insulti sono benevoli, il tutto condito dall'ipocrisia quando a compiere gesti orrendi sono gli orientali islamici.
Una parabola crisitiana invitava a vedere la trave all'interno del proprio occhio invece che la pagliuzza in quello del prossimo e forse a porsi una domanda sensata, dopo tutto siamo ancora da cosiderare e possiamo considerarci umanamente superiori?

mercoledì 9 luglio 2014

Un Nuovo Concilio?

Recentemente Papa Francesco ha monopolizzato l'attenzione dei mass media per il lancio a sorpresa di una scomunica verbale ai mafiosi, affermando che essi, per i loro atti criminali, sono da considerarsi fuori dalla comunità cristiana.
Il tema in questione è un altro, a mio avviso è arrivato il momento di fare un po' di pulizia sia all'interno della gerarchia ecclesiastica, sia tra i presunti fedeli. Il mondo secolare, sempre aggrappato alle evoluzione e ai cambiamenti di società, stili di vita, tradizioni e concetti di giustizia sociale, pare sia riuscito nell'impresa di contaminare anche la Chiesa cattolica che, con la scusa del dialogo e della linea morbida ha sperto le porte a un rilassamento dei costumi e al suo nemico numero uno, almeno sul piano secolare: il relativismo.
Sono pochi i veri fedeli che praticano quotidianamente gli insegnamenti del Vangelo e i precetti cattolici, la restante parte si reca a Messa per abitudine, per poi peccare più di prima anche grazie a moltissimi sacerdoti che vestono l'abito come lavoro più o meno retribuito che certamente non mostrano un esempio lampante, anche dal punto di vista della vita privata.
La domanda corrente e quanto mai attuale è questa: quale strada ha imboccato la Chiesa? Quale strada, se mai non ne ha imboccata nessuna, vuole intraprendere? Quali sono i valori indiscutibili? A tali domande non si può rispondere con una scomunica verbale e gettata lì ai mafiosi, cosa assai ridicola e molto discutibile, ma innanzitutto serve fermarsi un attimo, guardarsi attorno e prendere qualche dolorosa decisione.
Il dialogo con il mondo secolare forte dei suoi pseudo valori non significa in alcun modo barattare i propri a buon mercato, ma semmai chiarire che la Chiesa parte dal dialogo per affermare i suoi valori e i suoi principi e innanzitutto affermare definitivamente che, essere cattolici non significa esserlo perchè si crede passivamente agli insegnamente ricevuti, ne tantomeno esserlo sulla carta perchè lo si dichiara in qualche sondaggio.
La fede religiosa (questo deve essere il dovere della Chiesa) significa attuarne i precetti in maniera quotidiana e far capire che i valori attuati e insegnati dalla Chiesa sono in alcuni casi assai superiori a quelli propinati dal mondo secolare. Non si tratta di manifestare contro l'aborto e il divorzio e fare volantinaggio religioso-politico ma applicare i valori nel vivere comune.
Ovviamente è indispensabile, affinchè, si possa tornare, da parte della Chiesa a pretendere l'esercizio della fede e dei precetti, che essa assuma sembianze assai più credibili di quelle odierne, non necessariamente tornare a essere una roccaforte chiusa ermeticamente al mondo extravaticano, ma in grado di proporsi come una unica alternativa valida.
Innanzitutto è necessario convocare un Concilio solenne che prenda importantissime quanto delicatissime e gravi decisioni.
Basta con la linea morbida e il dialogo che porta a barattare e svendere valori e porsi qualche interrogativo per poi agire di conseguenza.
In primo luogo: la Chiesa condanna senza appello la pratica dell'aborto chirurgico e le altre forme anticoncezionali anche se esse impediscono la trasmissione di malattie infettive? Se la Scienza ha stabilito che il termine vita va applicato anche alle primissime forme di vita unicellulare, allora la pratica dell'aborto chirurgico per la Chiesa va considerato esclusivamente come un omicidio, quindo come un peccato mortale.
Alla donna abortista a cui va comunque lasciato la libertà di scelta, almeno sul piano secolare, dovrebbe essere vietata "ad interim" la somministrazione di tutti i sacramenti (comunione, confessione, eucarestia, ingresso in terreno consacrato e sepoltura fuori dal terreno consacrato) oltre a impedirle di battezzare i propri figli e a essi far ricevere il restante dei sacramenti fino a quando la donn a non mostra un edeguato pentimento e richiede di essere riammessa tra i fedeli e ricevere il resto dei sacramenti. Nei casi gravi si può arrivare alla scomunica e la Chiesa dovrebbe possedere un database di coloro che con il loro comportamento sono stati esclusi dalla comunità e far rispettarne l'allontanamento fino al pentimento con la richiesta davanti al Pointefice di essere riammessa.
Punto secondo: divorzio. La Chiesa condanna ancora la legge sul divorzio in quanto contraria al principio del "Ciò che Dio unisce, l'uomo non divida"? Esistono particolari situazioni in cui un matrimonio può essere sciolto da un ente ecclesiastico preposto? Se per la Chiesa il divorzio è un peccato mortale e se, in un Concilio serio si decida che esso porta il credente in aperto dissidio con la Chiesa esso va, solennemente condannato senza appello e i praticanti privati, come le donne abortiste dei sacramenti per se e per la famiglia di origine e per i figli avuti dal matrimonio fallito. A entrambi va vietato l'ingresso nelle Chiese, la partecipazione a ogni forma liturgica, la possibilità di confessarsi all'interno di luoghi consacrati e di ricevere l'assoluzione, di ricevere ancora meno la comunione e, se irridiccibili l'eucarestia e i sacramenti per i figli. Non solo, se la Chiesa condanna senza appello la pratica del divorzio per futili motivi (incompatibilità di carattere, aridità sentimentale, tradimenti etc.) allora altrettanto da condannare è la possibilità, concessa dal mondo secolare e dalle sue istituzioni, di contrarre nuove nozze, rendendo bigamo e meritevole di scomunica, il o la contraente con divieto perpetuo di ricevere l'eucarestia e la facoltà per il prete di applicare questa opzione.
Punto terzo: il ripristino dell'interdetto. Esso andrebbe applicato alle parrocchie e alle chiese al cui interno il prete o il rappresentantedella gerarchia ecclesiastica non applica con rigore e in maniera ferrea, le decisioni prese dal Concilio sopratutto in materia di divorzio e aborto). L'interdetto dovrebbe prevedere la chiusura a divinis della o delle chiese interessate, il divieto di celebrare messe e ogni genere di sacramenti fino alla sua possibile scensacrazione ufficiale e alla scomunica dell'ecclesiastico in questione.
Quello fin qui scritto non deve far pensare al sottoscritto come un fanatico cattolico ultramilitante, ma a una esplicita richiesta di chiarezza da parte della Chiesa che con un Concilio dovrebbe prendere decisioni in merito alle questioni sopra elencate sempre se si riconosce nella Chiesa che, nei secoli precedenti era militante e operativa nella salvezza delle anime anzichè nel barattare valori. Essere convinti che la Chiesa debba essere misurata con criteri e idee secolari è fuori luogo, tutto ciò che concerne la religione cattolica ha un suo e d esclusivo metro di giudizio e proprie leggi che molto spesso non combaciano con le idee erette nel secolo. La Chiesa dovrebbe fermarsi così come i suoi fedeli e capire finalmente che il cattolicesimo militante non è cantare slogan al papa di turno, ne tantomeno sventolare fazzoletti colorati o possedere e far benedire immaginette sacre, quanto piuttosto sforzarsi quotidianamente di applicare alla lettera, perchè convinti e saldi della propria fede gli insegnamenti e i precetti del cattolicesimo, senza tuttavia essere sordi, ciechi e muti e vivere nel mondo secolare la propria fede. La cosa più difficile per un cattolico è dimostrare di esserlo mentre è più facile gettare nel dimenticatoio i precetti religiosi per vivere a pino dei valori offerti dal mondo secolare e fari si che certi valori secolari siano utilizzati egoisticamente a proprio vantaggio o quando servono per tutelare i nostri interessi.

mercoledì 25 giugno 2014

Il crepuscolo degli dei del calcio.

Eccoci, ancora una volta a commentare quello che, personalmente, ritenevo inevitabile. La catastrofica contro-marcia della nazionale di calcio italiana ai mondiali di calcio in Brasile.
Inevitabile, dal mio punto di vista, una conclusione disastrosa solo guardando i convocati per un Mondiale: Parolo, Paletta, Cerci, Immobile, Cassano le cui convocazioni vanno a stento bene per una amichevole contro le isole Faer Oer, non certo per la fase finale di una competizione di altissimo livello.
La colpa, tuttavia non è da attribuire al commissario tecnico Cesare Prandelli che, dopo l'eliminazione, ha consegnato le proprie dimissioni appropriandosi di colpe non proprio sue ma semmai son o attribuibili del calcio nostrano che annaspa in Europa da alcuni anni.
Il calcio italiano attraversa una crisi gravissima che l'eliminazione ai mondiali in Sud Africa quattro anni aveva solo mostrato i primi sintomi che con la finale agli Europei e la discreta partecipazione alla Conf Cup si credeva ormai alle spalle e che invece, oggi non solo torna, ma torna con dimensioni assai ingigantite.
Non si tratta solo di ricambio generazionale, la questione è più complessa e la ricostruzione sportiva e calcistica della nazionale deve essere totale e completa in ogni settore.
Punto primo: Ha senso, dopo gli ultimi scadenti risultati mondiali, far giocare un campionato a 20 squadre con un calendario lunghissimo e una stagione interminabile? Risposta: No. La ricostruzione parte anche da qui.
Se davvero si ha intenzione di rendere la nazionale di calcio italiana assai simile a un club, allora sarebbe il momento di ridurre a 16 le squadre partecipanti al campionato di serie A, lasciando molto più spazio alla nazionale e all'organizzazione non soltanto di amichevoli con squadre abbordabili, ma sopratutto con nazionali dalla formazione,dal gioco e dalla preparazione temibilissima che richiedono uno sforzo maggiore e una profuzione di impegno agonistico più elevato.
Punto secondo: Le società di calcio dovrebbero mutare atteggiamento: possedere, soprattutto per un piccolo-medio club un ottimo giocatore dalle spiccate prospettive di crescita significa investire su di lui e creare attorno a lui una formazione che possa portare risultati apprezzabili per la stessa società e il suo magro albo d'oro. Le stesse dovrebbero cercare di allestire vivai giovanili e prediligere giovani campioni nostrani, invece che acquistare a parametro zero o a basso costo ipotetici campioni da baraccone.
Punto terzo: Denaro. La FIGC dovrebbe intervenire duramente e definitivamente imponendo un tetto salariale ai giocatori che non hanno tutti questi diritti nel battere i piedi per ottenere adeguamenti monetari se per una stagione aggiungono il loro nome alla lista dei maggiori marcatori.
Logicamente serve anche e soprattutto un ridimensionamento assai forte del mondo del calcio. La seconda disfatta consecutiva al mondiale dovrebbe portare mass media e sponsor a "snobbare" di più il gioco del calcio in Italia visti i risultati e la qualità stessa del campionato italiano. Dunque iniziare una nuova era nel guardare il calcio con occhi nuovi senza drammi e titoli da fine del mondo se la nazionale o un club sono eliminati ai gironi nelle varie competizioni, niente articoli da farisei che si stracciano le vesti se un tale allenatore è in bilico per mancanza di risultati. Assai meno enfasi e ansia nel presentare un gara di campionato o un incontro della nazionale e molta meno pressione mass mediatica nei riguardi di giocatori che dovrebbero essere retribuiti assai di meno, godere di meno privilegi e presentati come semplici uomini che praticano un comunissimo gioco e sport che non dovrebbe avere una visibilità immensa.
Sarebbe il caso di concentrare l'attenzione dei giornalisti sportivi su altri sport meno apprezzati che richiedono non solo un impegno fisico e atletico ma anche mentale, insomma dirigere e sparpagliare l'attenzione e i finanziamenti su altri sport che alle olimpiadi, in passato hanno dato soddisfazioni come la pallanuoto, la pallamano, il tiro con l'arco, la pallacanestro, la scherma, lo sci e il tennis.
Anche i tifosi e i calciofili sono chiamati a fare la loro figura. Meno attenzione e attesa per uno sport comunissimo che ha goduto solo di privilegi scandalosi e finanziamenti vergognosi, entrare nell'ordine delle idee che il calcio è uno sport comunissimo come tanti altri in cui giocano atleti che dovrebbero avere compensi e retribuzioni, visti gli ultimi risultati, assai sotto la media.
Far cadere dall'Olimpo calcistico i falsi dei riportandoli con le ginocchia per terra servirà al mondo del calcio per darsi una normalizzata definitiva, senza la pressione e l'atmosfera oppressiva di cui ha goduto vergognosamente fino ad adesso, e a noi nel vedere le cose davvero come stanno e come vanno: ovvero un gioco e solo un gioco che non merita particolare attenzione le cui squadre hanno a disposizione quasi sempre tre risultati: pareggio vittoria e sconfitta e se un club o la nazionale si abbona quest'ultima il crepuscolo e la maledizione si abbattano su di essa e non su di noi che, abbiamo altro a cui pensare e che dovremmo limitare a vedere lo sport del calcio come una simpatica ma momentanea distrazione di novanta minuti, il cui moto del pianeta continua come continua lo scorrere del tempo e della vita di ciascuno di noi.

domenica 1 giugno 2014

Matematica repubblicana.

Oggi 2 giugno 2014 ricorre il 68 compleanno della Repubblica Italiana.
Tralasciando la vuota e monotona retorica sulla storia della sua nascita e il discorso un po' più serio su quello che è tutt'ora invece di quello che doveva essere, parlo di un uomo, anzi un giovane che nel breve spazio della sua vita ha unito ideale (repubblicano) e talento (matematico).
Il suo nome è Evariste Galois personaggio celebre per aver dato il proprio nome a una teoria che risolve un problema fino ad allora rimasto tale, dell'algebra astratta antico di svariati millenni.
Nato a Bourg la Reine il 25 ottobre 1811 si fece notare fin da adolescente per un vero e proprio talento innato nella matematica.
Genio e sregolatezza dovuti al fatto che quando frequentava la scuola, allora un vero e proprio privilegio, trovasse gli esercizi di matematica estremamente banali e noiosi e un giorno esasperato dal maestro che voleva obbligarlo a fargli risolvere uno di questi esercizi, rispose scagliandoli il cancellino utilizzato per pulire la lavagna.
I suoi lavori, dapprima di base per la teoria e che più in la sarebbero state comple e lo avrebbero fatto conoscere ai posteri, non vennero mai pubblicate quando era in vita. Si affannò inutilmente a spedire le sue soluzioni (che erano esatte) a famosi matematici dell'epoca tra cui Poisson che forse, leggendo un po' distrattamente i lavori del giovane fenomeno matematico, non li avrebbe capiti chiedendo delucidazioni e chiedendogli una dimostrazione molto più rigorosa e leggibile che non quella fornita da Galois nell'impeto dei suoi anni di giovane e focoso talento matematico e repubblicano.
Evariste Galois conobbe anche il carcere per via delle sue idee estremiste( fu grazie all'interessamento di influenti amici che riuscirono a scarcerarlo proprio all'indomani dell'ascesa di Luigi Filippo I)  a cui diede il suo contributo durante le tre gloriose giornate del luglio 1830 che portarono alla fuga del reazionario Carlo X e all'ascesa di Luigi Filippo I d'Orleans.
Insoddisfatto del nuovo corso storico salutò con un brindisi l'avvento del nuovo sovrano "liberale" con un pugnale in mano in perfetta sintonia col suo caratterte geniale e senza freni.
La morte lo colse non all'improvviso nel 1832, Evariste, secondo una versione ufficiale, morì durante un duello combattuto per salvare l'onore di una ragazza di cui il giovane si era innamorato, un' altra afferma che il duello fu in realtà un paravento per eseguire un omicidio politico e sbarazzarsi di una mente fenomenale e impetuosa nel creare al pari del suo spirito ribelle e repubblicano.
Sia che fosse vera la prima o la seconda ipotesi resta il fatto che il ragazzo trascorse tutta la notte precedente il duello, nel completare e riordinare le carte che dimostravano le sue teorie matematiche.
Spirò il 30 maggio del 1832 colpito da un proiettile durante il duello e le sue ultime parole rivolte al fratello Alfred, furono epiche: "Non piangere per me, ci vuole tutto il mio coraggio per morire a venti anni!"
I suoi lavori furono pubblicati postumi grazie al matematico Liouville che ottenute le sue opere e rendendo il lavoro di Galois più leggibile diede ragione due anni dopo nel 1834, al fenomeno matematico morto a singolar tenzone e gettato in una fossa comune di cui ancora oggi non si sa dove riposano i suoi resti. Il manoscritto originale di Evariste Galois fu pubblicato sul "Giornale di Matematica pura e applicata" e fu la dimnostrazione finale di come Evariste Galois avesse individuato la soluzione su come risolvere algebricamente una equazione precedendo un altro matematico Abel a cui fino ad allora fu attribuito, invece, il merito che in realtà non possedeva.
Davvero un bel connubio tra ideale astratto e concretezza matermatica che, per certi aspetti assomiglia a una religione i cui dogmi non sono mere affermazioni ma dimostrazioni esatte universalmente riconosciute.
Chiudiamo ricordando un altro repubblicano, ancora più giovane vissuto e morto anni prima del Nostro. il suo nome era Joseph Bara ed era un ragazzo tamburino dell'esercito rivoluzionario francese, che combatteva gli insorti monarchici della Vanndea. Rifiutatosi di cedere i cavalli dell'esercito e ancora di più, accerchiato, di gridare "Viva il re!" fu ucciso seduta stante dai vandeani urlando "viva la Repubblica!". Inutile chiedere ai nostri politicanti di prendere esempio da questi due giganti, un lillipuziano resterà tale se lillipuziano lo è a livello psicologico e a oggi in Italia c'è davvero poco di cui andare orgogliosi di QUESTA repubblica che sforna lillipuziani a getto continuo.


Consentitemi di scrivere e dedicare a Evariste Galois una strofa di una canzone di De Andrè che si intitola: "La Guerra di Piero".

"...Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato per chieder perdono di ogni peccato. cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e non ci sarebbe stato ritorno.

Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio....Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia all'ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi."


mercoledì 7 maggio 2014

"Lectio Magistralis"

Un Paese che non finisce mai di stupire. L'università Bocconi di Milano ha invitato, per una solenne "Lectio Magistralis", su come diventare ricchi e famosi nientepopodimeno che Flavio Briatore che ricco e famoso lo è già.
Le cose che stupiscono sono due: l'uno è il personaggio invitato per tenere una lezione magistrale su un argomento squallido, l'altro è il comportamento dei laureandi che per assistere alla lezione sono accorsi a centinaia tra spintoni, gridolini manco si trattasse di una rock star o un redivivo tronista.
Oltre a questo c'è da aggiungere anche un commento sulla lezione tenuta da Briatore che in parole povere ha detto ai laureandi che nonostante la preparazione universitaria a cui sono sottoposti, sono degli sfigati futuri disoccupati che in Italia non solo non troveranno lavoro come manger o direttori di aziende prestigiose ma, con la laurea bocconiana farebbero meglio ad aprirsi una pizzeria, "Tanto se fallite con la pizzerie potete dire almeno di averne mangiato uno spigolo" Testuali parole.
Battute feroci che in un Paese serio e con un tasso di normalità alto sarebbero state rispedite al mittente tra lazzi, insulti e la minaccia di prendere il billionario gestore della sua locanda di milionari a sprangate se non avesse abbandonato l'aula.
Siccome l'Italia è l'essenza dell'idioza sociale, politica e oggi anche universitaria, ciò non è accaduto lasciando il posto a risate e foto di rito. Le mamme e i papà dei laureandi saranno orgogliose dei loro pargoli che ridendo alle battute da padrone di Briatore hanno dimostrato di essere aborti viventi.
Non finisce qui, Briatore ha fatto notare come i suoi dipendenti prendano dai tremila ai cinquemila euro mance incluse e sorridono perchè sono felici, certo felici loro ma non chi il cameriere lo fa in pizzeria o al ristorante dove se va bene lavora a nero e i cinquemila euro li vede nell'arco di un decennio.
I laureandi figli di papà e fancazzisti nati e cresciutoi certo non si pingono il problema, per loro il mondo è bello perchè le rette la pagano i genitori, contenti dei loro figli che un domani siederanno in consiglio di amministrazione e saranno la classe dirigente del Paese.
Davvero un bello spettacolo, un bell'esempio concreto e reale sui sedicenti futuri manager che al massimo in giacca e cravatta saranno lo zimbello del Paese a sua volta zimbello dell'Europa, un paese in cui per una lezione magistrale chiama un sospetto milionario (non perchè lo sia davvero, ma per il modo sospetto in cui è diventato tale in poco tempo) che pontifica su come diventare milionari e famosi per poi affermare di aprirsi una trattoria dove almeno si mangia e si beve dimenticando il fatto che, nonostante la laurea bocconiana, ci si ritrovi a servire ai tavoli o a cucinare per quattordici ore filate.
Briatore ha bocciato anche le start up che sono la vera innovazione del momento definendole fuffa e aria fritta, affermazione accolta da applausi e risate divertite.
Sarebbe davvero il caso di aprire una gigantesca trattoria dove spedire a scarpate nel sedere i futuri laureandi che hanno assistito annuendo alla lezione magistrale e con loro i dirigenti della Bocconi e i suoi sedicenti professori e tutti i componenti della struttura, magari facendoli lavorare come bestie per poi fargli fare la fine che facevano gli ebrei e gli zingari sotto Hitler, cotti nei forni crematori, che nel caso sarebbero forni per cuocere i polli.
A proposito di Flavio Briatore, volevo riprendere una vecchia intervista fatta a Piergiorgio Odifreddi, logico matematico e saggista che Briatore lo ha conosciuto bene.
Il professore ricorda di Briatore che nonostante frequentasse lo stesso istituto tecnico geometra di Cuneo Flavio fosse un autentico perdigiorno e uno zuccone, superando a stento gli esami e su quando un giorno alla guida di una macchina andò giù per una scarpata facendo un pauroso incidente, Briatore, racconta Odifreddi nella vecchia intervista, scomparve dalla città ritornando dopo qualche anno ricco e coperto di gloria, in maniera sospetta.
Sul soggetto che ha tenuto tanta prestigiosa lezione basta dire quanto detto poc'anzi. Sulla Bocconi e sui suoi studenti basta far calare un piumone pietoso, certo è risaputo che da quella università uscirà la nuova classe dirigente, i nuovi colletti bianchi, coloro che siedieranno dentro la stanza dei bottoni.
I risultati sono evidenti, di bocconiani ne abbiamo avuti anche al governo Monti, creando disastri e facendo rimpiangere il governo dei nani e delle ballerine.
Per il momento ai futuri laureandi della Bocconi auguriamo di abbottonarsi bene la camicia bianca, inamidarsi il colletto e cominciare a esercitarsi a portare i piatti e apparecchiare i tavoli, ad accogliere i clienti proni se non prostrati per terra, chissà se con la laurea in tasca a furia di leccare il culo a qualche loro cliente milionario, non vengano assunti da Briatore per lavorare al Billionaire oppure farsi fare una foto con un dirigente di azienda multinazionale che, sfruttando i lavoratori ha avuto più culo di loro nel finire nella stanza dei bottoni con le segretarie sbottonate che fanno gavetta e.....Bocconi!

lunedì 5 maggio 2014

Indietro tutta!

Sabato sera 3 maggio 2014 è andata in onda l'ennesimo teatrino italiano. Dalla serie "non facciamoci mancare niente" è arrivata anche l'ennesima vergogna. Dopo gli ammonimenti le multe comminate a nostro danno dalla UE per le finanze allegre, i crolli di Pompei ecco il circo degli italiani e delle loro istituzioni.
Una finale di coppa italia interrotta, per un ultras napoletano, Giggino a' Carogna noto camorrista che avendo il totale controllo della curva partenopea ha fatto il bello e il cattivo tempo urlando, incitando, minacciando disastri su e giù per lo stadio con tanto di maglia inneggiante alla liberazione di Speziale, il tifoso catanese arrestato e condannato per l'omicidio Raciti qualche anno fa durante la guerriglia dopo il derby tra Catania e Messina.
Le immagini mandate in onda fanno davvero ribrezzo: uomini delle istituzioni grondanti di sudore, tremanti di paura che balbettavano monosillabi inconcludenti al momento del fischio di inizio, i presidenti di napoli e Fiorentina, le due squadre finaliste, che parlottavano davanti al presidente del Consiglio Matteo Renzi che sembrava l'incarnazione di un lillipuziano, ispettori di polizia, prefetto, che correvano come donnicciole non sapendo che bengala schivare, giocatori del Napoli che offrivano parole di pace a uomini avvezzi all'uso di armi da guerra.
E poi lui, Giggino 'a Carogna che con tanto di petto in fuori e voce tonante impartiva ordini a una curva intera imbestialita per la notizia diffusasi all'interno dello stadio della morte di un tifoso napoletano; in reraltà un tifoso partenopeo è stato preso a colpi di pistola da un capo ultras romanista che è stato poi massacrato di botte dai delinquenti supporters napoletani prima della gara.
Conclusione: partita svolta in un clima irreale, vinta dal Napoli per 3-1 mentre nel frattempo questore, prefetto di Roma si affannavano a smentire inutilmente quello che è noto a tutti e quello per cui da trent'anni lo stato da il meglio di se: trattative tra stato-mafia e stato camorra, sabato sera.
C'è proprio da andare orgogliosi di essere italiani: in Europa ci facciamo conoscere per il lato peggiore e per sfornare a getto continuo ominidi politici di paglia che giocano con l'economia come un folle cosparso di benzina gioca col fuoco sicuro di non bruciarsi.
Del resto l'Italia e gli italiani sono questi, difficile scovarne di buoni dato che i buoni sono emigrati e forse cambiato nazionalità per troppa vergogna, impossibile anche trovare buoni politici visto che sono il frutto marcio di una mala pianta che sono gli italiani votanti a cui andrebbe escluso per legge il diritto di voto per manifesta incapacità e ai politici escluso di legiferare e governare a cappella per altrettanto manifesta incapacità e squilibrio mentale.
Un Paese che abbia un mezzo decimale di serietà, autorevolezza, capacità avrebbe non solo preso a calci nel sedere i sedicenti uomini delle istituzioni, ma vedendosi circondato da imbecilli che alle urne riescono a esprimere il voto di preferenza per condannati, urlatori, maghi Merlino e fate Morgana avrebbe preteso che questo paese, nella fatttispecie l'Italia venga governato e sfruttato come una colonia, o peggio espulso dall'Eurozona chiedendone a qualche stato magrebino di annetterlo come provincia "ricca". Ricca di demenza politica, ovviamente.
Non ci si dovrebbe stupire più di nulla, gli italiani si meritano il governo e gli uomini delle istituzioni che si ritrovano abituati solo a urlare, minacciare ma poi starsene davanti alla tv o sulle gradinate dello stadio.
Poco prima del fischio d'inizio L'inno di Mameli è stato sonoramente fischiato, nulla di nuovo sotto il sole, si prende di mira solo un obiettivo sbagliato, più che l'inno a essere sommersi non di fischi ma di bastonate sono i politici e i loro votanti.
Elettori indegni che eleggono politici imbelli, incapaci sia i primi che soprattutto i secondi di prendere provvedimenti drastici e limitarsi all'invettiva, all'indignazione orale e a stracciarsi le vesti virtuali.
Il Paese dell'economia più pericolosa del mondo si scopre anche essere Giuda che si vende alla malavita per trenta denari e ai poteri forti e lobbies per trenta milioni di euro.

giovedì 13 marzo 2014

Che cosa è la Chiesa?

A un anno di distanza dall'elezione di Bergoglio al soglio Pontificio, giunge per i cattolici un motivo di dibattito e di turbanmento, specie per quella fetta di cattolici osservanti che in qualche modo possono essere definiti intransigenti.
Papa Francesco coglie al volo una dichiarazione del Cardinale Kasper, affermato teologo, che in una dichiarazione apre le porte della Chiesa ai divorziati.
La novità non è che una tale dichiarazione venga dal Papa, che più volte ha dichiarato la sua apertura per divorziati e omosessuali, considerando anche il fatto che ormai siamo assuefatti ai suoi gesti semplici e poco protocollari, quanto il fatto che, tale dichiarazione di apertura arrivi dall'interno della Curia.
Fino ad oggi i divorziati che hanno contratto nuove nozze con rito civile non possono accedere al sacramento della comunione anche se, come fatto notare diverse volte, moltissimi parroci concedono tale sacramento indistintamente anche se sono a conoscenza che la loro parrocchia è frequentata da divorziati.
Non si tratta di discutere sull'ennesima apertura inaspettata di Bergoglio su un tema piuttoisto che su un altro quanto di capire,  cosa sia la Chiesa di Roma.
Essa è una Istituzione fortemente identitaria disponibile  al dialogo con il mondo secolare, fermo restando i suoi principi e i suoi valori di insegnamento, oppure una congregazione di fedeli, che in taluni casi è disposta a mettere in discussione i suoi stessi valori e i suoi stessi principi per cui è semopre esistita da duemila anni?
Se è vero che la Chiesa appartiene alla prima categoria essa ha ragionevolmente il diritto di dialogare con il mondo secolare, che però muta opinioni e modi di intendere le cose al pari di come cambiano tempi e stili di vita. Il dialogo non significa e non può significare il mercanteggiamento di certi principi e concetti quali il peccato in nome del mutamento dei tempi e di una forzata apertura della Chiesa su tali concetti mettendone addirittura in dubbio il suo valore che è inoppugnabile in quanto esso appartiene all'insegnamento primordiale dei primi apostoli cristiani.
Se invece la Chiesa appartiene alla seconda categoria, essa allora non è che una mera congregazione di fedeli disposti ad accettare supinamente il fatto che i vertici ecclesiastici siano propensi a rivedere masscciamenti concetti ineccepibili come il peccato e i valori che la Chiesa stessa ha insegnato per oltre duemila anni, piegandosi con la scusa risibile, agli occhi di un vero credente, che la Chiesa dev e adattarsi ai tempi si e anche adattare il concetto di peccato e il caravanserraglio di valori spirituali ad essi connessi.
La cosa stupefacente è che una tale apertura, arrivi da un affermato cardinale teologo e non tanto per il semplice fatto di una apertura che sarebbe ben vista dal mondo secolare, quanto e specificatamente, quello di far passare come non più grave per via di un adattamento ai nuovi tempi, del concetto di peccato riferito a quella categoria di divorziati a cui la Chiesa rifiuta il sacramento della comunione.
Certamente Dio vuole la salvezza del genere umano come sempre dichiarato dalla Chiesa e dai primi apostoli cristiani rifacendosi agli insegnamenti di Gesù, la cosa invece che dovrebbe essere riaffermata è che non solo in nome del dialogo e dell'apertura non è messo in discussione il concetto di peccato di contrarre nuovo matrimonio civile se divorziato, ma anche il fatto che la Chiesa ha il preciso compito di indicare ai suoi fedeli la strada per la redenzione e non l'obiettivo di bandiera di passare un leggero colpo di spugna sul concetto inoppugnabile.
insomma il peccato, se di peccato si tratta, lo è sempre e il dialogo non significa adattarsi al mondo secolare quanto sperare che quest'ultimo si adegui ai valori e ai principi della Chiesa, se all'interno del mondo secolare, ci sono persone decise a seguire anche gli insegnamenti della Chiesa e della parola del Vangelo.
Se anche la Chiesa e i suoi vertici entrano nell'ordine di idee che il macchiarsi di peccato nel diventare agli occhi del clero, bigamo (perchè di questo si tratta), e che tale peccato può essere risolto bofonchiando qualche Gloria al padre, allora si mette davvero in discussione non solo tale concetto ma anche tutto il resto aprendo la strada per nuove revisioni come a dire "Quello che fino a oggi era un peccato mortale e gravissimo agli occhi della Chiesa e che essa condannava ferocemente, da oggi è considerato un errore veniale per cui basta un piccolo periodo di riflessione e qualche preghiera per ottenere il perdono" Insomma in pochi anni si cancellerebbero duemila anni di valori e principi con la conseguenza che il relativismo si intronizzi definitivamente.
La domanda sorge spontanea, è davvero giusto rivedere un tale concetto inoppugnabile, e il dialogo significa implicitamente anche mettere da parte le proprie convinzioni e porgere una arrendevolezza un tantino imbarazzante? Motivo in più il fatto che uno dei due interlocutori è la stessa Chiesa che ha validissime e granitiche argomentazione nonchè solidi valori almeno sulla carta.
Agli occhi un credente osservante un peccato è tale sempre e non in base al mutare dei tempi e in base al dialogo col mondo secolare, un bigamo è tale e se esso vuole redimersi la Chiesa ha il compito specifico di indicare la strada per la redenzione non certo quello di cancellare il peccato o diminuirne la portata.

lunedì 24 febbraio 2014

PubbliciRenzi....

Terminato il discorso per ottenere la fiducia al Senato della Repubblica, ecco le considerazioni personali.
Un discorso della durata di oltre un'ora infarcito di slogan e spot pubblicitari, Renzi, più che un sindaco d'Italia o un innovativo Primo Ministro sembra il volto nuovo degli slogan berlusconiani in cui si prometteva tutto per non fare nulla.
In realtà, nel suo discorso, Renzi le promesse le ha fatte limitandosi però ai titoli non annunciando sul come procedere.
Primo punto: unioni civili. Renzi ha dichiarato di voler procedere e legiferare per compromesso, si è guardato bene dal dire che col suo governo (a larghe intese) le coppie omossessuali saranno equiparate a quelle eterosessuali, tale annuncio avrebbe traumatizzato la componente conservatrice e diversamente berlusconiana di Alfano e colleghi che, con un pizzico di cattiveria che gli manca, non avrebbero tardato a minacciare di votare contro il suo insediamento.
Da bravo neodemocristiano, Renzi ha accontentato tutti per non accontentare nessuno, vedremo se fino al termine del suo microscopico mandato avrà il coraggio almeno di presentare una legge di compromesso all'italiana.
Punto secondo: economia. Un discorso zuccherato che punta ai sentimenti più che alla sostanza. Il suo governo (se durerà....) punterà ad attrarre fortissimi investimento dall'estero facendo passare il nostro Paese per il mendicante che chiede l'elemosina invece di puntare a far dell'Italia uno di quei Paesi che investe in altri Paesi.
Punto terzo: tasse. Il solito discorso sulla burocrazia infernale e sul fisco nemico e neanche un accenno di una ipotesi di cambio di marcia su un fisco assai più equo che pretenda dai ricchi per ridistribuire la ricchezza proponendo magari una patrimoniale progressiva e azzerando sprechi e costi inutili, cominciando dalle costosissime missioni militari all'estero fatte per obbedire allo Zio Sam dal grilletto facile e dall'acquisto dei bidoni volanti F-35 magari annunciando che da adesso in poi l'Italia non acquisterà più oggetti a scatola chiusa e che mette in discussione ipotetici concessioni sull'utilizzo delle basi militari per far piacere a certi Paesi liberal-guerrafondai. Manco a pensarlo.
Insomma un discorso da vecchio democristiano che segue un comportamento da squalo bianco dopo aver fatto le scarpe a Letta e al suo risibile governo cui segue un altro governo ancora più risibile.
Un discorso pubblicitario che punta a commuovere gli italiani, senz'altro Renzi ha dimostrato una dose di retorica senza pari che però non sfama e non accontenta nessuno.

giovedì 20 febbraio 2014

Dialogo tra sordo muti

A distanza di ventiquattro ore non so davvero chi, nell'incontro di ieri pomeriggio tra Matteo Renzi e Beppe Grillo, abbia fatto bella figura.
In streaming, durato meno di dieci minuti, ho assistito o meglio ho creduto di assistere a uno dei film di Totò e poco non ci è scappata una risata se non mi fossi ricordato in che condizioni siamo e in quali mani siamo capitati.
L'incontro tra il comico e il figlio di Fonzie si è concluso quasi con un monologo ligure a cui il fiorentino ha tentato disperatamente di aprir bocca, e per mezzo minuto è anche riuscito a dire qualcosa.
Un dialogo tra una persona sorda (Grillo) che in quanto tale non ascoltandosi e credendo che gli altri abbiano lo stesso problema urla scompostamente e un muto, (Renzi) che un po' per colpa sua un po' per colpa dell'interlocutore sordo riesce a farfugliare qualcosa che è a malapena comprensibile, tranne all'ultimo quando con uno sforzo da mezzo muto dice a Grillo di uscire dal blog e di vivere la vita reale, l'altro non se ne da per inteso non potendo e volendo sentire.
Il resto è storia di ore recenti: alcuni senatori pentastellati hanno criticato Grillo andato all'incontro con il muto fiorentino a malavoglia a tenere uno spettacolo interno, Grillo gli ha bollati come traditori minacciandoli di epurarli dal non partito, la rete vuole linciarli.
Davvero uno spettacolo tra il comico e il grottesco, un incontro in cui non si è approdato a nulla e nemmeno si ha avuto il coraggio di dire ciò che andava detto e non le solite prosopopee.
Se al posto di un sordo ci fosse stato un politico con la spalle larghe e mezza intelligenza avrebbe esordito spiattellando la verità dei fatti che fanno male.
Innanzitutto che in questo preciso momento e in queste precise condizioni Matteo Renzi non solo non ha un mandato elettorale che gli da diritto di formare un governo, non solo ha ottenuto un incarico da un Presidente della Repubblica che il buon senso vorrebbe dimissionario dopo il fallimento di Letta, ma sopratutto che Renzi rischia il fallimento al primo colpo o se approda a Palazzo Chigi, rischia di restare in coma politico se non per i voti del partitino di Alfano per il ricatto di Berlusconi e viceversa, una situazione assurda e rocambolesca da far morir dal ridere lo scemo del villaggio.
Allora si che Renzi avrebbe fatto la parte del muto per alcuni minuti non potendo aprir bocca se non , al termine della requisitoria per dire le solite scemenze politiche e far finta di non voler intendere la verità.
Invece ieri per la gioia della mia insana curiosità e di quella di tanti italiani è andato in onda un dialogo tra sordo muti, conclusosi come si era aperto.
Verrebbe da esclamare la frase di Sora Lella in uno dei film di Verdone: "Annamo bene, annamo proprio bene!". Scopriremo come andrà a finire anche questo pastrocchio solo vivendo ben lungi anche noi dal capire che la colpa di questa situazione è di tutti noi, di Napolitano e della classe politica ormai in decomposizione che riesce a dare solo comici, imitatori di personaggi televisivi, saltimbanchi, ladri e celebrolesi che si inseriscono tra sordi e muti. Un bello spettacolo, un vero manicomio.

sabato 15 febbraio 2014

Lo scandalo siamo noi!

Pochi giorni fa ho elogiato la decisione del governo svizzero di lasciare ai propri cittadini la libertà di scegliere se porre un freno e dei paletti precisi a determinate categorie di immigrati provenienti da certi Paesi ederenti alla Unione Europea.
Completamente diversi dagli svizzeri, in Italia, si è aperta l'ennesima crisi di governo che un Presidente ultra ottuagenario cerca di far cessare con la nascita di un altro governo non legittimato dal consenso popolare o quello che farei bene a dire una parvenza di consenso.
In un Paese abitato da bamboccioni, ladri, mentecatti, cittadini dal quoziente intellettivo sottosviluppato che eleggono delinquenti altrettanto mentecatti e mariuoli per sei volte consecutive (Berlusconi), non si può certo auspicare che gli aventi diritto vadano a votare con chissà quale legge elettorale (visto che il Porcellum è incostituzionale, l'Italicum è andato a farsi benedire e il Mattarellum è in sospeso...) per rieleggere altrettanti mariuoli, saltimbanchi e acrobati del triplo gioco carpiato-im-mortale che popoleranno un Parlamento nominato dai partiti.
Per come vanno le cose sarebbe bene prendere gli italiani e spedirli su Plutone visto che non molto tempo fa, una autorevole rivista americana ha definito l'Italia "l'economia più pericolosa del mondo" se non altro riusciremmo a suon di boiate ad avvicinare il pianetino al sole di miliardi di chilometri.
Il problema ovviamente non è solo quanto detto fino qui, è tutto un sistema che sta crollando rivinosamente mentre l'orchestra suona e gli elettori ballano credendo che la crisi sia finita.
Cosa fare? Innanzitutto prendere atto che non sarà ne un Renzi, ne un Letta nè un tecnico a far cambiare rotta alla nave che affonda miseramente.
Il Presidente della Repubblica dovrebbe consegnare le dimissioni irrevocabili e andarsene in campagna come Cincinnato sbattendo la porta e mandando al diavolo la legione di senza cervello che operano disastri all'ennesima potenza, al diavolo la culona in chiavabile della Merkel che pretende una crisi lampo e un nuovo governo più stabile, al diavolo l'Europa che ci guarda di traverso e ci bacchetta come uno scolaro svogliato, al diavolo troike e Fondi Monetari, Grilli, Draghi e animali mitologici teste di cazzo e facce da culo.
Sciogliere il Parlamento e mandare un intero Paese alle urne e (farcelo restare) per creare una Assemblea Costituente che riscriva parte della Costituzione:

1) Mandanto per il Presidente della Repubblica dimezzato a tre anni, abolizione della facoltà di concedere grazie e firmare atti di clemenza (amnistie, indulti etc), abolizione della carica di primo magistrato dello Stato (in quanto presidente del CSM), abolizione della carica di comandante in capo di tutte le forze armate.
2) Soppressione dei consigli regionali e riduzione a 18 delle suddivisioni amministratve regionali, riduzione delle province,
3) Introduzione del referendum propositivo e introduzione del quorum alle elezioni politiche oltre la soglia del 60% degli aventi diritto, in caso di mancato raggiungimento del quorum ritorno alle elezioni entro quindici giorni e se neanche allora il quorum viene raggiunto il PdR non può nominare nessun governo, neanche tecnico per 18 mesi.

Ovviamente non ci sarà assolutamente nulla del genere, neanche e meno che mai l'introduzione di un articolo che imponga il limite di due mandati anche non consecutivi e la candidatura di personaggi senza precedenti penali e senza procedimenti penali in corso.
Ad alcuni viene in mente di abbandonare questo Paese, altri già lo fanno, il sottoscritto vorrebbe fare piazza pulita con una rivoluzione permanente alla Trotzky, mi auguro davvero che chi sia andato via da questo Paese abbia i neuroni a posto e non lasci rimpianti e non abbi rammarichi, un Paese del genere e non parlo di dove si vie ma con chi si vive, non merita nessun sentimento di nostalgia ma un senso di odio e ribrezzo mista a sollevazione per aver abbandonato dei concittadini buoni a nulla ma capaci di tutto.
Capaci di assistere impotenti e inebetiti al ballo sulle loro teste orchestrato da uomini senza dignità e senza onore usciti fuori dal peggiore degli incubi. Ma a che pro urlare allo scandalo quando lo scandalo siamo noi?

lunedì 10 febbraio 2014

L' altra faccia del ricordo.

Oggi 10 febbraio si commemorano tutti coloro che perirono tragicamente in Istria, Dalmazia e Friuli Venezia Giulia durante e dopo la Secnda Guerra Mondiale per mano delle truppe jugoslave di Tito.
La tragedia, passata alla storia come "Foibe" prende il nome da cavità carsiche site proprio nei sopracitati luoghi appartenuti all' Italia e ceduti alla Jugoslavia al termine del conflitto.
Migliaia furono le persone che persero la vita scaraventate con scariche di mitragliatrice o con calci dei fucili a gruppi di persone inermi legate con fili di ferro affinchè, poste sull'orlo delle cavità, precipitassero in blocco legate gli uni agli altri.
Le truppe jugoslave tra il 1944 e il 1947 fecero una vera e propria operazione di pulizia etnica in quelle zone trucidando tutti gli italiani rimasti e residenti e costringendo con tali azioni altre centinaia di migliaia di italiani ad abbandonare per sempre i luoghi natali e di vita al fine di evitare la cattura e la morte certa.
Per decenni l'argomento delle "Foibe" è stato taciuto e nascosto alla verità storica fino a quando per volere di Carlo Azeglio Ciampi allora Presidente della Repubblica e del governo Berlusconi si decise di scegliere la data del 10 febbraio per commemorare una tragedia rimasta sotto il tappeto per oltre sessant' anni.
In Italia, patria del melodramma non si perde occasione per tinteggiare a senso unico e con un torrente di commenti lacrimosi e struggenti quella che si, fu una tragedia immane, ma si dimentica volentieri altre tragedie ed efferatezze compiuti dagli italiani in terra Jugoslava e in generale in terra balcanica.
L' allora Regno d'Italia guidato da Mussolini e affiancato da Vittorio Emanuele III entrò in guerra a fianco della Germania nazista il 10 giugno 1940, completamente incapaci di sostenere una guerra sul lungo periodo e provvisti di mezzi antiquati per una guerra di rapido movimento, gli italiani decisero, in Jugoslavia e nei Balcani di sopperire alla mancanza di mezzi con una dose massiccia di crudeltà.
Nel pieno delle operazioni militari condotte parallelamente a quelle tedesche, gli italiani impegnati in Jugoslavia, per stroncare una inattesa resistenza locale utilizzarono, al pari dei loro alleati, lo strumento dei campi di sterminio.
All'interno delle zone occupate nell'attuale Slovenia, i militari italiani comandati dal Generale Mario Roattaa partire dal marzo del 1942, costruirono campi di concentramento in cui internarono migliaia di civili sloveni seguendo le disposizioni scritte nella famosa circolare  "3 C" che era una vera e propria dichiarazione di guerra contro la popolazione civile slovena accusata di sostenere le operazioni di difesa degli jugoslavi nella zona.
Rinchiusi a migliaia furono circa 3500 coloro che persero la vita lasciati morire di fame e di sete per fiaccare il morale della popolazione e instaurare un regime di terrore militare.
Addirittura all'interno dei campi di concetramento italiani in Slovenia la percentuale dei morti superava di gran lunga quella dei campi di sterminio nazisti; senza parlare dei villaggi e dei comuni rasi al suolo di intere famiglie slovene trucidate senza pietà nemmeno per donne, vecchi e bambini.
L' Italia al pari della Germania era un Paese aggressore e questo pare essere stato dimenticato quando oggi, ogni anni si commemora la tragedia delle foibe.
Non mi sento di giustificare l'operato dei militari jugoslavi contro la popolazione italiana in Istria e Dalmazia, in quanto atrocità senza appello, ma la cosa irritante è che la commemorazione abbia assunto un senso unico del tutto inappropriato quando sarebbe stato più giusto chiedere umilmente scusa per quanto compiuto dalle truppe militari italiane nei Balcani tra il 1940 e il 1943 e unire la commemorazione delle foibe a una altrettanto sacrosanta commemorazione per le vittime innocenti lasciate morire di fame e di sete nei campi di concentramento italiani in terra Jugoslava e degli eccidi compiuti laggiù.
I commenti sentimentali dei media si commentano da soli, in Italia siamo abituati al tono di tragedia e a urlare "mammasantissima" a ogni piè sospinto, ma mai e dico mai a porci la mano sulla coscienza (sporca) per quanto fatto dai nostri connazionali verso altri popoli e genti inermi e innocenti bollati come criminali per il semplice fatto di difendere la terra in cui erano nati e vissuti.

domenica 9 febbraio 2014

In nome del popolo (Svizzero) Sovrano.

Si è tenuto oggi, domenica 7 febbraio 2014, in tutta la Svizzera un referendum per chiedere direttamente ai cittadini se erano favorevoli o contrari a introdurre norme stringenti verso altri Paesi della UE della zona occidentale dopo che il governo aveva introdotto una quota massima per l'ingresso di Europei provenienti dalla zona centro orientale.
La suddetta decisione aveva fatto inferocire l'Europa che da tempo sta trattando con la Svizzera, l'unico Paese europeo a non aver fatto ingresso nè nella Comunità Europea nè aver adottato l'Euro, per una collaborazione più forte tra la stassa UE e la democrazia perfetta svizzera.
Recentemente la Svizzera aveva firmato degli accordi bilaterali con la UE garantendo agli "immigrati" europei di poter vivere e lavorare in Svizzera e altrettanto per gli svizzeri nei Paesi comunitari.
Il risultato referendario adesso costringe il governo a cambiare rotta e a rivedere gli accordi già sottoscritti con Bruxelles facendo infuriare Commissione e Parlamento Europeo.
A prescindere dalle considerazioni personali sull'esito del voto di cui evito ogni commento superfluo, colgo l'occasione per evidenziare che ancora oggi all'interno di un continente foriero di ogni tipo di sciagura umana, esiste una Nazione libera e sovrana che lascia prendere decisioni direttamente ai cittadini residenti e non trasferisce le stesse all'interno di lussuosi e sfarzosi palazzi barocchi abitati, come in Italia da oscuri personaggi e da saltimbanchi professionisti.
Non è il risultato di un movimento pentastellato, bensì un processo secolare che ha permesso alla Confederazione Elvetica di raggiungere il massimo risultato col minimo sforzo senza infognarsi in guerre e disastri bellici.
Per Bruxelles un bel pugno in un occhio nonostante il risultato; in Europa esistono cittadini che vogliono rivedere i trattati formati con la UE mandando al diavolo troike, Commissioni, Unioni Europee e parlamentari da strapazzo che restano, in Svizzera fuori la soglia della Confederazione.
Mi auguro che altri Paesi Europei prendano esempio dalla Svizzera e imbocchino la strada del referendum soprattutto in campo economico rigettando le misure di austerità e tagli draconiani al welfare, sarebbe il momento che Paesi come Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda vadano alle urne per decidere se accettare o meno lo strozzinaggio di organizzazioni sovranazionali oppure rispondere picche e mettere in discussione se non stracciare gli accordi di Maastricht.
L'Italia ovviamente si limita a sonnecchiare beatamente credendo che come recita la Costituzione "La sovranità appartiene al popolo" ma non sapendo che esso non può esercitarla o non vuole esercitarla, delegando i suoi interessi a nani, ballerine, calciatori, magistrati, imprenditori e affaristi squallidi e viscidi, del resto un popolo che alle primarie entusiasticamente vota un "frutto avvelenato" come Renzi che si accorda col pregiudicato Berlusconi per una legge elettorale peggiore della precedente, prima che fosse cassata, può aspirare a un radioso futuro?
Ci tocca guardare e prendere nota continuando a non imparare mai nulla.

mercoledì 15 gennaio 2014

Spegnete la giostra!

per l'ennesima volta mi trovo a commentare un altro scandalo che arriva da un ente inutile come le Regioni.
Nei giorni scorsi il TAR del Piemonte ha annullato le elezioni del 2010 che sancirono la vittoria del candidato della Lega Nord Roberto Cota. Il ricorso al TAR è stato voluto dall'ex Presidente della Regione Piemonte Mercedes Bresso che ha fatto notare l'irregolarità di una lista presentatasi alle elezioni regionali "Pensionati per Cota" il cui consigliere eletto è stato condannato in via definitiva a 2 anni e otto mesi e interdetto dai pubblici uffici per due anni.
Non si tratta solo della decisione del TAR piemontese quanto anche delle spese pazze che sono saltate fuori dal Piemonte e più "modestamente" dalla Regione Sicilia, l' unica unità d'Italia non è rappresentata dall' orgoglio di essere italiani quanto nello sbandierare innocenza ipocrita dopo aver rubato a mani basse.
In Sicilia la procura indaga su spese pazze effettuata da consiglieri regionali che avrebbero aumentato i costi e effettuato fatturazioni farlocche.
L'ente delle regioni fu istituito (sciaguratamente) nel 1970 applicando un articolo della Costituzione che le mise alla luce, fino a quella data le regioni rimasero suddivisioni amministrative senza alcun potere decisionale e senza elezioni regionali di sorta.
Dunque dal momento che negli ultimi anni questo nuovo ente risulta essere non solo inutile ma anche costoso ed inefficiente e una fornace di scandali disgustosi, propongo da semplice cittadino la loro soppressione.
Le regioni devono diventare semplici suddivisioni politiche del Paese, dunque abolire le figure di Presidente della Regione, sopprimere il Consiglio regionale con la figura dei consiglieri regionali. Abbattere definitivamente un carrozzone arrugginito che sperpera denaro con consiglieri incapaci e farabutti, non si tratta di sostituire i consiglieri ma di sopprimere le cariche e le funzioni. Del resto tempi di crisi economica, disoccuopazione e tagli alla spesa impongono una soluzione a questo problema.
Le regioni ovviamente non solo le sole accusate, nel mirino ci sono anche le province con i loro organi mastodontici che ingoiano denaro pubblico e anche se in misura inferiore offrono anch'essi scandali per tutti i disgusti.
Sopprrimere i consigli provinciali, il presidente di provincia, i consiglieri provinciali e ridurre drasticamente il numero delle stesse istituzioni.
Provo a fare un elenco del numero delle nuove province regione per regione, ma occorre fare una premessa: il numero delle regioni passerebbe a 18 in quanto sarei propenso a eliminare la valle d'Aosta e il Molise.

- PIEMONTE: Provincia di Torino; Provincia di Cuneo; Provincia di Aosta; Provincia di Alessandria.

- LOMBARDIA: Provincia di Milano; Provincia di Mantova; Provincia di Brescia; Provincia di Bergamo.

- TRENTINO ALTO ADIGE: Provincia di Trento; Provincia di Bolzano.

- VENETO: Provincia di Venezia; Provincia di Vicenza; Provincia di Verona

- FRIULI VENZIA GIULIA: Provincia di Udine; Provincia di Trieste.

- LIGURIA: Provincia di Genova; Provincia di Imperia.

- EMILIA ROMAGNA: Provincia di Parma; Provincia di Bologna; Provincia di Modena; Provincia di Ravenna

- TOSCANA: Provincia di Firenze; Provincia di Siena; Provincia di Pisa; Provincia di Livorno.

- LAZIO: Provincia di Roma; Provincia di Frosinone, Provincia di Viterbo.

- UMBRIA: Provincia di Perugia; Provincia di Terni.

- MARCHE: Provincia di Ancona; Provincia di Ascoli Piceno.

- ABRUZZO: Provincia di L'Aquila; Provincia di Pescara.

- PUGLIA: Provincia di Foggia; Provincia di Bari; Provincia di Lecce.

- CAMPANIA: Provincia di Napoli; Provincia di Salerno; Provincia di Avellino.

- BASILICATA: Provincia di Matera; Provincia di Potenza.

- CALABRIA: Provincia di Reggio; Provincia di Cosenza; Provincia di Catanzaro.

- SICILIA: Provincia di Palermo; Provincia di Siracusa; Provincia di Catania; Provincia di Messina.

- SARDEGNA: Provincia di Cagliari; Provincia di Sassari; Provincia di Nuoro.

Da questa lista si evidenzia un crollo evidente del numero di province che in sostituzione all'auspicata soppressione dei consigli provinciali sarebbero gestite dai prefetti nominati dal Ministro degli Interni o in alternativa dai capoluoghi di provincia. Le competenze sarebbero di gestione, coordinamento, direzione, comando delle questure con la nomina dei questori, potere di sciogliere i comuni per infiltrazione mafiosa, la nomina dei commissari comunali, potere esecutivo delle leggi promulgate dal Parlamento. Ovviamente il sottoscritto vorrebbe eliminare anche tutta la corte dei prefetti limitando la nomina di un sottoprefetto facente funzione di vice-prefetto e di un plotone di esecutori.
I soldi risparmiati sarebbero investiti nel rafforzamento e nel miglioramento delle comunicazioni ferroviarie e stradali e in dotazione ai singoli comuni che eviterebbero di tirare la giacca allo stato centrale per ottenere denaro.
Forse con questa proposta la giostra impazzita degli scandali e delle spese pazze verrebbe spenta e i suoi beneficiari sopediti a casa.