Un Paese che non finisce mai di stupire. L'università Bocconi di Milano ha invitato, per una solenne "Lectio Magistralis", su come diventare ricchi e famosi nientepopodimeno che Flavio Briatore che ricco e famoso lo è già.
Le cose che stupiscono sono due: l'uno è il personaggio invitato per tenere una lezione magistrale su un argomento squallido, l'altro è il comportamento dei laureandi che per assistere alla lezione sono accorsi a centinaia tra spintoni, gridolini manco si trattasse di una rock star o un redivivo tronista.
Oltre a questo c'è da aggiungere anche un commento sulla lezione tenuta da Briatore che in parole povere ha detto ai laureandi che nonostante la preparazione universitaria a cui sono sottoposti, sono degli sfigati futuri disoccupati che in Italia non solo non troveranno lavoro come manger o direttori di aziende prestigiose ma, con la laurea bocconiana farebbero meglio ad aprirsi una pizzeria, "Tanto se fallite con la pizzerie potete dire almeno di averne mangiato uno spigolo" Testuali parole.
Battute feroci che in un Paese serio e con un tasso di normalità alto sarebbero state rispedite al mittente tra lazzi, insulti e la minaccia di prendere il billionario gestore della sua locanda di milionari a sprangate se non avesse abbandonato l'aula.
Siccome l'Italia è l'essenza dell'idioza sociale, politica e oggi anche universitaria, ciò non è accaduto lasciando il posto a risate e foto di rito. Le mamme e i papà dei laureandi saranno orgogliose dei loro pargoli che ridendo alle battute da padrone di Briatore hanno dimostrato di essere aborti viventi.
Non finisce qui, Briatore ha fatto notare come i suoi dipendenti prendano dai tremila ai cinquemila euro mance incluse e sorridono perchè sono felici, certo felici loro ma non chi il cameriere lo fa in pizzeria o al ristorante dove se va bene lavora a nero e i cinquemila euro li vede nell'arco di un decennio.
I laureandi figli di papà e fancazzisti nati e cresciutoi certo non si pingono il problema, per loro il mondo è bello perchè le rette la pagano i genitori, contenti dei loro figli che un domani siederanno in consiglio di amministrazione e saranno la classe dirigente del Paese.
Davvero un bello spettacolo, un bell'esempio concreto e reale sui sedicenti futuri manager che al massimo in giacca e cravatta saranno lo zimbello del Paese a sua volta zimbello dell'Europa, un paese in cui per una lezione magistrale chiama un sospetto milionario (non perchè lo sia davvero, ma per il modo sospetto in cui è diventato tale in poco tempo) che pontifica su come diventare milionari e famosi per poi affermare di aprirsi una trattoria dove almeno si mangia e si beve dimenticando il fatto che, nonostante la laurea bocconiana, ci si ritrovi a servire ai tavoli o a cucinare per quattordici ore filate.
Briatore ha bocciato anche le start up che sono la vera innovazione del momento definendole fuffa e aria fritta, affermazione accolta da applausi e risate divertite.
Sarebbe davvero il caso di aprire una gigantesca trattoria dove spedire a scarpate nel sedere i futuri laureandi che hanno assistito annuendo alla lezione magistrale e con loro i dirigenti della Bocconi e i suoi sedicenti professori e tutti i componenti della struttura, magari facendoli lavorare come bestie per poi fargli fare la fine che facevano gli ebrei e gli zingari sotto Hitler, cotti nei forni crematori, che nel caso sarebbero forni per cuocere i polli.
A proposito di Flavio Briatore, volevo riprendere una vecchia intervista fatta a Piergiorgio Odifreddi, logico matematico e saggista che Briatore lo ha conosciuto bene.
Il professore ricorda di Briatore che nonostante frequentasse lo stesso istituto tecnico geometra di Cuneo Flavio fosse un autentico perdigiorno e uno zuccone, superando a stento gli esami e su quando un giorno alla guida di una macchina andò giù per una scarpata facendo un pauroso incidente, Briatore, racconta Odifreddi nella vecchia intervista, scomparve dalla città ritornando dopo qualche anno ricco e coperto di gloria, in maniera sospetta.
Sul soggetto che ha tenuto tanta prestigiosa lezione basta dire quanto detto poc'anzi. Sulla Bocconi e sui suoi studenti basta far calare un piumone pietoso, certo è risaputo che da quella università uscirà la nuova classe dirigente, i nuovi colletti bianchi, coloro che siedieranno dentro la stanza dei bottoni.
I risultati sono evidenti, di bocconiani ne abbiamo avuti anche al governo Monti, creando disastri e facendo rimpiangere il governo dei nani e delle ballerine.
Per il momento ai futuri laureandi della Bocconi auguriamo di abbottonarsi bene la camicia bianca, inamidarsi il colletto e cominciare a esercitarsi a portare i piatti e apparecchiare i tavoli, ad accogliere i clienti proni se non prostrati per terra, chissà se con la laurea in tasca a furia di leccare il culo a qualche loro cliente milionario, non vengano assunti da Briatore per lavorare al Billionaire oppure farsi fare una foto con un dirigente di azienda multinazionale che, sfruttando i lavoratori ha avuto più culo di loro nel finire nella stanza dei bottoni con le segretarie sbottonate che fanno gavetta e.....Bocconi!
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