domenica 1 giugno 2014

Matematica repubblicana.

Oggi 2 giugno 2014 ricorre il 68 compleanno della Repubblica Italiana.
Tralasciando la vuota e monotona retorica sulla storia della sua nascita e il discorso un po' più serio su quello che è tutt'ora invece di quello che doveva essere, parlo di un uomo, anzi un giovane che nel breve spazio della sua vita ha unito ideale (repubblicano) e talento (matematico).
Il suo nome è Evariste Galois personaggio celebre per aver dato il proprio nome a una teoria che risolve un problema fino ad allora rimasto tale, dell'algebra astratta antico di svariati millenni.
Nato a Bourg la Reine il 25 ottobre 1811 si fece notare fin da adolescente per un vero e proprio talento innato nella matematica.
Genio e sregolatezza dovuti al fatto che quando frequentava la scuola, allora un vero e proprio privilegio, trovasse gli esercizi di matematica estremamente banali e noiosi e un giorno esasperato dal maestro che voleva obbligarlo a fargli risolvere uno di questi esercizi, rispose scagliandoli il cancellino utilizzato per pulire la lavagna.
I suoi lavori, dapprima di base per la teoria e che più in la sarebbero state comple e lo avrebbero fatto conoscere ai posteri, non vennero mai pubblicate quando era in vita. Si affannò inutilmente a spedire le sue soluzioni (che erano esatte) a famosi matematici dell'epoca tra cui Poisson che forse, leggendo un po' distrattamente i lavori del giovane fenomeno matematico, non li avrebbe capiti chiedendo delucidazioni e chiedendogli una dimostrazione molto più rigorosa e leggibile che non quella fornita da Galois nell'impeto dei suoi anni di giovane e focoso talento matematico e repubblicano.
Evariste Galois conobbe anche il carcere per via delle sue idee estremiste( fu grazie all'interessamento di influenti amici che riuscirono a scarcerarlo proprio all'indomani dell'ascesa di Luigi Filippo I)  a cui diede il suo contributo durante le tre gloriose giornate del luglio 1830 che portarono alla fuga del reazionario Carlo X e all'ascesa di Luigi Filippo I d'Orleans.
Insoddisfatto del nuovo corso storico salutò con un brindisi l'avvento del nuovo sovrano "liberale" con un pugnale in mano in perfetta sintonia col suo caratterte geniale e senza freni.
La morte lo colse non all'improvviso nel 1832, Evariste, secondo una versione ufficiale, morì durante un duello combattuto per salvare l'onore di una ragazza di cui il giovane si era innamorato, un' altra afferma che il duello fu in realtà un paravento per eseguire un omicidio politico e sbarazzarsi di una mente fenomenale e impetuosa nel creare al pari del suo spirito ribelle e repubblicano.
Sia che fosse vera la prima o la seconda ipotesi resta il fatto che il ragazzo trascorse tutta la notte precedente il duello, nel completare e riordinare le carte che dimostravano le sue teorie matematiche.
Spirò il 30 maggio del 1832 colpito da un proiettile durante il duello e le sue ultime parole rivolte al fratello Alfred, furono epiche: "Non piangere per me, ci vuole tutto il mio coraggio per morire a venti anni!"
I suoi lavori furono pubblicati postumi grazie al matematico Liouville che ottenute le sue opere e rendendo il lavoro di Galois più leggibile diede ragione due anni dopo nel 1834, al fenomeno matematico morto a singolar tenzone e gettato in una fossa comune di cui ancora oggi non si sa dove riposano i suoi resti. Il manoscritto originale di Evariste Galois fu pubblicato sul "Giornale di Matematica pura e applicata" e fu la dimnostrazione finale di come Evariste Galois avesse individuato la soluzione su come risolvere algebricamente una equazione precedendo un altro matematico Abel a cui fino ad allora fu attribuito, invece, il merito che in realtà non possedeva.
Davvero un bel connubio tra ideale astratto e concretezza matermatica che, per certi aspetti assomiglia a una religione i cui dogmi non sono mere affermazioni ma dimostrazioni esatte universalmente riconosciute.
Chiudiamo ricordando un altro repubblicano, ancora più giovane vissuto e morto anni prima del Nostro. il suo nome era Joseph Bara ed era un ragazzo tamburino dell'esercito rivoluzionario francese, che combatteva gli insorti monarchici della Vanndea. Rifiutatosi di cedere i cavalli dell'esercito e ancora di più, accerchiato, di gridare "Viva il re!" fu ucciso seduta stante dai vandeani urlando "viva la Repubblica!". Inutile chiedere ai nostri politicanti di prendere esempio da questi due giganti, un lillipuziano resterà tale se lillipuziano lo è a livello psicologico e a oggi in Italia c'è davvero poco di cui andare orgogliosi di QUESTA repubblica che sforna lillipuziani a getto continuo.


Consentitemi di scrivere e dedicare a Evariste Galois una strofa di una canzone di De Andrè che si intitola: "La Guerra di Piero".

"...Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato per chieder perdono di ogni peccato. cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e non ci sarebbe stato ritorno.

Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio....Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia all'ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi."


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