lunedì 24 febbraio 2014

PubbliciRenzi....

Terminato il discorso per ottenere la fiducia al Senato della Repubblica, ecco le considerazioni personali.
Un discorso della durata di oltre un'ora infarcito di slogan e spot pubblicitari, Renzi, più che un sindaco d'Italia o un innovativo Primo Ministro sembra il volto nuovo degli slogan berlusconiani in cui si prometteva tutto per non fare nulla.
In realtà, nel suo discorso, Renzi le promesse le ha fatte limitandosi però ai titoli non annunciando sul come procedere.
Primo punto: unioni civili. Renzi ha dichiarato di voler procedere e legiferare per compromesso, si è guardato bene dal dire che col suo governo (a larghe intese) le coppie omossessuali saranno equiparate a quelle eterosessuali, tale annuncio avrebbe traumatizzato la componente conservatrice e diversamente berlusconiana di Alfano e colleghi che, con un pizzico di cattiveria che gli manca, non avrebbero tardato a minacciare di votare contro il suo insediamento.
Da bravo neodemocristiano, Renzi ha accontentato tutti per non accontentare nessuno, vedremo se fino al termine del suo microscopico mandato avrà il coraggio almeno di presentare una legge di compromesso all'italiana.
Punto secondo: economia. Un discorso zuccherato che punta ai sentimenti più che alla sostanza. Il suo governo (se durerà....) punterà ad attrarre fortissimi investimento dall'estero facendo passare il nostro Paese per il mendicante che chiede l'elemosina invece di puntare a far dell'Italia uno di quei Paesi che investe in altri Paesi.
Punto terzo: tasse. Il solito discorso sulla burocrazia infernale e sul fisco nemico e neanche un accenno di una ipotesi di cambio di marcia su un fisco assai più equo che pretenda dai ricchi per ridistribuire la ricchezza proponendo magari una patrimoniale progressiva e azzerando sprechi e costi inutili, cominciando dalle costosissime missioni militari all'estero fatte per obbedire allo Zio Sam dal grilletto facile e dall'acquisto dei bidoni volanti F-35 magari annunciando che da adesso in poi l'Italia non acquisterà più oggetti a scatola chiusa e che mette in discussione ipotetici concessioni sull'utilizzo delle basi militari per far piacere a certi Paesi liberal-guerrafondai. Manco a pensarlo.
Insomma un discorso da vecchio democristiano che segue un comportamento da squalo bianco dopo aver fatto le scarpe a Letta e al suo risibile governo cui segue un altro governo ancora più risibile.
Un discorso pubblicitario che punta a commuovere gli italiani, senz'altro Renzi ha dimostrato una dose di retorica senza pari che però non sfama e non accontenta nessuno.

giovedì 20 febbraio 2014

Dialogo tra sordo muti

A distanza di ventiquattro ore non so davvero chi, nell'incontro di ieri pomeriggio tra Matteo Renzi e Beppe Grillo, abbia fatto bella figura.
In streaming, durato meno di dieci minuti, ho assistito o meglio ho creduto di assistere a uno dei film di Totò e poco non ci è scappata una risata se non mi fossi ricordato in che condizioni siamo e in quali mani siamo capitati.
L'incontro tra il comico e il figlio di Fonzie si è concluso quasi con un monologo ligure a cui il fiorentino ha tentato disperatamente di aprir bocca, e per mezzo minuto è anche riuscito a dire qualcosa.
Un dialogo tra una persona sorda (Grillo) che in quanto tale non ascoltandosi e credendo che gli altri abbiano lo stesso problema urla scompostamente e un muto, (Renzi) che un po' per colpa sua un po' per colpa dell'interlocutore sordo riesce a farfugliare qualcosa che è a malapena comprensibile, tranne all'ultimo quando con uno sforzo da mezzo muto dice a Grillo di uscire dal blog e di vivere la vita reale, l'altro non se ne da per inteso non potendo e volendo sentire.
Il resto è storia di ore recenti: alcuni senatori pentastellati hanno criticato Grillo andato all'incontro con il muto fiorentino a malavoglia a tenere uno spettacolo interno, Grillo gli ha bollati come traditori minacciandoli di epurarli dal non partito, la rete vuole linciarli.
Davvero uno spettacolo tra il comico e il grottesco, un incontro in cui non si è approdato a nulla e nemmeno si ha avuto il coraggio di dire ciò che andava detto e non le solite prosopopee.
Se al posto di un sordo ci fosse stato un politico con la spalle larghe e mezza intelligenza avrebbe esordito spiattellando la verità dei fatti che fanno male.
Innanzitutto che in questo preciso momento e in queste precise condizioni Matteo Renzi non solo non ha un mandato elettorale che gli da diritto di formare un governo, non solo ha ottenuto un incarico da un Presidente della Repubblica che il buon senso vorrebbe dimissionario dopo il fallimento di Letta, ma sopratutto che Renzi rischia il fallimento al primo colpo o se approda a Palazzo Chigi, rischia di restare in coma politico se non per i voti del partitino di Alfano per il ricatto di Berlusconi e viceversa, una situazione assurda e rocambolesca da far morir dal ridere lo scemo del villaggio.
Allora si che Renzi avrebbe fatto la parte del muto per alcuni minuti non potendo aprir bocca se non , al termine della requisitoria per dire le solite scemenze politiche e far finta di non voler intendere la verità.
Invece ieri per la gioia della mia insana curiosità e di quella di tanti italiani è andato in onda un dialogo tra sordo muti, conclusosi come si era aperto.
Verrebbe da esclamare la frase di Sora Lella in uno dei film di Verdone: "Annamo bene, annamo proprio bene!". Scopriremo come andrà a finire anche questo pastrocchio solo vivendo ben lungi anche noi dal capire che la colpa di questa situazione è di tutti noi, di Napolitano e della classe politica ormai in decomposizione che riesce a dare solo comici, imitatori di personaggi televisivi, saltimbanchi, ladri e celebrolesi che si inseriscono tra sordi e muti. Un bello spettacolo, un vero manicomio.

sabato 15 febbraio 2014

Lo scandalo siamo noi!

Pochi giorni fa ho elogiato la decisione del governo svizzero di lasciare ai propri cittadini la libertà di scegliere se porre un freno e dei paletti precisi a determinate categorie di immigrati provenienti da certi Paesi ederenti alla Unione Europea.
Completamente diversi dagli svizzeri, in Italia, si è aperta l'ennesima crisi di governo che un Presidente ultra ottuagenario cerca di far cessare con la nascita di un altro governo non legittimato dal consenso popolare o quello che farei bene a dire una parvenza di consenso.
In un Paese abitato da bamboccioni, ladri, mentecatti, cittadini dal quoziente intellettivo sottosviluppato che eleggono delinquenti altrettanto mentecatti e mariuoli per sei volte consecutive (Berlusconi), non si può certo auspicare che gli aventi diritto vadano a votare con chissà quale legge elettorale (visto che il Porcellum è incostituzionale, l'Italicum è andato a farsi benedire e il Mattarellum è in sospeso...) per rieleggere altrettanti mariuoli, saltimbanchi e acrobati del triplo gioco carpiato-im-mortale che popoleranno un Parlamento nominato dai partiti.
Per come vanno le cose sarebbe bene prendere gli italiani e spedirli su Plutone visto che non molto tempo fa, una autorevole rivista americana ha definito l'Italia "l'economia più pericolosa del mondo" se non altro riusciremmo a suon di boiate ad avvicinare il pianetino al sole di miliardi di chilometri.
Il problema ovviamente non è solo quanto detto fino qui, è tutto un sistema che sta crollando rivinosamente mentre l'orchestra suona e gli elettori ballano credendo che la crisi sia finita.
Cosa fare? Innanzitutto prendere atto che non sarà ne un Renzi, ne un Letta nè un tecnico a far cambiare rotta alla nave che affonda miseramente.
Il Presidente della Repubblica dovrebbe consegnare le dimissioni irrevocabili e andarsene in campagna come Cincinnato sbattendo la porta e mandando al diavolo la legione di senza cervello che operano disastri all'ennesima potenza, al diavolo la culona in chiavabile della Merkel che pretende una crisi lampo e un nuovo governo più stabile, al diavolo l'Europa che ci guarda di traverso e ci bacchetta come uno scolaro svogliato, al diavolo troike e Fondi Monetari, Grilli, Draghi e animali mitologici teste di cazzo e facce da culo.
Sciogliere il Parlamento e mandare un intero Paese alle urne e (farcelo restare) per creare una Assemblea Costituente che riscriva parte della Costituzione:

1) Mandanto per il Presidente della Repubblica dimezzato a tre anni, abolizione della facoltà di concedere grazie e firmare atti di clemenza (amnistie, indulti etc), abolizione della carica di primo magistrato dello Stato (in quanto presidente del CSM), abolizione della carica di comandante in capo di tutte le forze armate.
2) Soppressione dei consigli regionali e riduzione a 18 delle suddivisioni amministratve regionali, riduzione delle province,
3) Introduzione del referendum propositivo e introduzione del quorum alle elezioni politiche oltre la soglia del 60% degli aventi diritto, in caso di mancato raggiungimento del quorum ritorno alle elezioni entro quindici giorni e se neanche allora il quorum viene raggiunto il PdR non può nominare nessun governo, neanche tecnico per 18 mesi.

Ovviamente non ci sarà assolutamente nulla del genere, neanche e meno che mai l'introduzione di un articolo che imponga il limite di due mandati anche non consecutivi e la candidatura di personaggi senza precedenti penali e senza procedimenti penali in corso.
Ad alcuni viene in mente di abbandonare questo Paese, altri già lo fanno, il sottoscritto vorrebbe fare piazza pulita con una rivoluzione permanente alla Trotzky, mi auguro davvero che chi sia andato via da questo Paese abbia i neuroni a posto e non lasci rimpianti e non abbi rammarichi, un Paese del genere e non parlo di dove si vie ma con chi si vive, non merita nessun sentimento di nostalgia ma un senso di odio e ribrezzo mista a sollevazione per aver abbandonato dei concittadini buoni a nulla ma capaci di tutto.
Capaci di assistere impotenti e inebetiti al ballo sulle loro teste orchestrato da uomini senza dignità e senza onore usciti fuori dal peggiore degli incubi. Ma a che pro urlare allo scandalo quando lo scandalo siamo noi?

lunedì 10 febbraio 2014

L' altra faccia del ricordo.

Oggi 10 febbraio si commemorano tutti coloro che perirono tragicamente in Istria, Dalmazia e Friuli Venezia Giulia durante e dopo la Secnda Guerra Mondiale per mano delle truppe jugoslave di Tito.
La tragedia, passata alla storia come "Foibe" prende il nome da cavità carsiche site proprio nei sopracitati luoghi appartenuti all' Italia e ceduti alla Jugoslavia al termine del conflitto.
Migliaia furono le persone che persero la vita scaraventate con scariche di mitragliatrice o con calci dei fucili a gruppi di persone inermi legate con fili di ferro affinchè, poste sull'orlo delle cavità, precipitassero in blocco legate gli uni agli altri.
Le truppe jugoslave tra il 1944 e il 1947 fecero una vera e propria operazione di pulizia etnica in quelle zone trucidando tutti gli italiani rimasti e residenti e costringendo con tali azioni altre centinaia di migliaia di italiani ad abbandonare per sempre i luoghi natali e di vita al fine di evitare la cattura e la morte certa.
Per decenni l'argomento delle "Foibe" è stato taciuto e nascosto alla verità storica fino a quando per volere di Carlo Azeglio Ciampi allora Presidente della Repubblica e del governo Berlusconi si decise di scegliere la data del 10 febbraio per commemorare una tragedia rimasta sotto il tappeto per oltre sessant' anni.
In Italia, patria del melodramma non si perde occasione per tinteggiare a senso unico e con un torrente di commenti lacrimosi e struggenti quella che si, fu una tragedia immane, ma si dimentica volentieri altre tragedie ed efferatezze compiuti dagli italiani in terra Jugoslava e in generale in terra balcanica.
L' allora Regno d'Italia guidato da Mussolini e affiancato da Vittorio Emanuele III entrò in guerra a fianco della Germania nazista il 10 giugno 1940, completamente incapaci di sostenere una guerra sul lungo periodo e provvisti di mezzi antiquati per una guerra di rapido movimento, gli italiani decisero, in Jugoslavia e nei Balcani di sopperire alla mancanza di mezzi con una dose massiccia di crudeltà.
Nel pieno delle operazioni militari condotte parallelamente a quelle tedesche, gli italiani impegnati in Jugoslavia, per stroncare una inattesa resistenza locale utilizzarono, al pari dei loro alleati, lo strumento dei campi di sterminio.
All'interno delle zone occupate nell'attuale Slovenia, i militari italiani comandati dal Generale Mario Roattaa partire dal marzo del 1942, costruirono campi di concentramento in cui internarono migliaia di civili sloveni seguendo le disposizioni scritte nella famosa circolare  "3 C" che era una vera e propria dichiarazione di guerra contro la popolazione civile slovena accusata di sostenere le operazioni di difesa degli jugoslavi nella zona.
Rinchiusi a migliaia furono circa 3500 coloro che persero la vita lasciati morire di fame e di sete per fiaccare il morale della popolazione e instaurare un regime di terrore militare.
Addirittura all'interno dei campi di concetramento italiani in Slovenia la percentuale dei morti superava di gran lunga quella dei campi di sterminio nazisti; senza parlare dei villaggi e dei comuni rasi al suolo di intere famiglie slovene trucidate senza pietà nemmeno per donne, vecchi e bambini.
L' Italia al pari della Germania era un Paese aggressore e questo pare essere stato dimenticato quando oggi, ogni anni si commemora la tragedia delle foibe.
Non mi sento di giustificare l'operato dei militari jugoslavi contro la popolazione italiana in Istria e Dalmazia, in quanto atrocità senza appello, ma la cosa irritante è che la commemorazione abbia assunto un senso unico del tutto inappropriato quando sarebbe stato più giusto chiedere umilmente scusa per quanto compiuto dalle truppe militari italiane nei Balcani tra il 1940 e il 1943 e unire la commemorazione delle foibe a una altrettanto sacrosanta commemorazione per le vittime innocenti lasciate morire di fame e di sete nei campi di concentramento italiani in terra Jugoslava e degli eccidi compiuti laggiù.
I commenti sentimentali dei media si commentano da soli, in Italia siamo abituati al tono di tragedia e a urlare "mammasantissima" a ogni piè sospinto, ma mai e dico mai a porci la mano sulla coscienza (sporca) per quanto fatto dai nostri connazionali verso altri popoli e genti inermi e innocenti bollati come criminali per il semplice fatto di difendere la terra in cui erano nati e vissuti.

domenica 9 febbraio 2014

In nome del popolo (Svizzero) Sovrano.

Si è tenuto oggi, domenica 7 febbraio 2014, in tutta la Svizzera un referendum per chiedere direttamente ai cittadini se erano favorevoli o contrari a introdurre norme stringenti verso altri Paesi della UE della zona occidentale dopo che il governo aveva introdotto una quota massima per l'ingresso di Europei provenienti dalla zona centro orientale.
La suddetta decisione aveva fatto inferocire l'Europa che da tempo sta trattando con la Svizzera, l'unico Paese europeo a non aver fatto ingresso nè nella Comunità Europea nè aver adottato l'Euro, per una collaborazione più forte tra la stassa UE e la democrazia perfetta svizzera.
Recentemente la Svizzera aveva firmato degli accordi bilaterali con la UE garantendo agli "immigrati" europei di poter vivere e lavorare in Svizzera e altrettanto per gli svizzeri nei Paesi comunitari.
Il risultato referendario adesso costringe il governo a cambiare rotta e a rivedere gli accordi già sottoscritti con Bruxelles facendo infuriare Commissione e Parlamento Europeo.
A prescindere dalle considerazioni personali sull'esito del voto di cui evito ogni commento superfluo, colgo l'occasione per evidenziare che ancora oggi all'interno di un continente foriero di ogni tipo di sciagura umana, esiste una Nazione libera e sovrana che lascia prendere decisioni direttamente ai cittadini residenti e non trasferisce le stesse all'interno di lussuosi e sfarzosi palazzi barocchi abitati, come in Italia da oscuri personaggi e da saltimbanchi professionisti.
Non è il risultato di un movimento pentastellato, bensì un processo secolare che ha permesso alla Confederazione Elvetica di raggiungere il massimo risultato col minimo sforzo senza infognarsi in guerre e disastri bellici.
Per Bruxelles un bel pugno in un occhio nonostante il risultato; in Europa esistono cittadini che vogliono rivedere i trattati formati con la UE mandando al diavolo troike, Commissioni, Unioni Europee e parlamentari da strapazzo che restano, in Svizzera fuori la soglia della Confederazione.
Mi auguro che altri Paesi Europei prendano esempio dalla Svizzera e imbocchino la strada del referendum soprattutto in campo economico rigettando le misure di austerità e tagli draconiani al welfare, sarebbe il momento che Paesi come Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda vadano alle urne per decidere se accettare o meno lo strozzinaggio di organizzazioni sovranazionali oppure rispondere picche e mettere in discussione se non stracciare gli accordi di Maastricht.
L'Italia ovviamente si limita a sonnecchiare beatamente credendo che come recita la Costituzione "La sovranità appartiene al popolo" ma non sapendo che esso non può esercitarla o non vuole esercitarla, delegando i suoi interessi a nani, ballerine, calciatori, magistrati, imprenditori e affaristi squallidi e viscidi, del resto un popolo che alle primarie entusiasticamente vota un "frutto avvelenato" come Renzi che si accorda col pregiudicato Berlusconi per una legge elettorale peggiore della precedente, prima che fosse cassata, può aspirare a un radioso futuro?
Ci tocca guardare e prendere nota continuando a non imparare mai nulla.