Si tiene a Roma in questio giorni il Sinodo dei vescovi che sono chiamati a esprimersi (non a decidere) su un tema che sta dividendo la comunità crisitana e le alte gerarchie ecclesiastiche: ovvero concedere o meno l'eucarestia anche a coppie di divorziati e risposati.
Innanzitutto partiamo da una precisazione doverosa. Il divorzio è una legge dello stato italiano varata all'inizio degli anni '70 e confermata tramite un referendum popolare che ne chiedeva l'abrogazione.
La Chiesa Cattolica Apostolica Romana ha sempre combattuto, contrastato, la legge battendosi accanitamente affinchè il referendum popolare abrogasse la legge che istituiva "lo scioglimento" del matrimonio civile.
La stessa Chiesa non riconosce alcuna validità al divorzio in quanto esso non scioglie definitivamente in alcun modo il vincolo matrimoniale che si interrompe, secondo la dottrina, esclusivamente con la morte naturale di uno dei due partner.
Il cattolicesimo prevede, come del resto, lo stato italiano, l'annullamento del matrimonio, secondo regole e modalità ben definite e specifiche, ad esempio: la costrizione, la minaccia, un matrimonio svoltosi senza l'accordo dei due coniugi o, più semplicemente perchè è venuto meno l'obiettivo principale del sacramento ovvero, la nascita dei figli dunque la consumazione del matrimonio.
Qualcuno potrebbe benissimo chiedersi quale differenza intercorra tra scioglimento del vincolo matrimoniale e annullamento: la differenza è che il divorzio viene sancito tramite articoli di legge e stabilito da un giudice secolare in una aula di tribunale in base alle leggi vigenti ma che non "cancella" il vincolo matrimoniale ma stabilisce in sostanza che i due partner liberi dal legame possono contrarre nuove nozze. Dunque il matrimonio precedente è, ragionando in termini religiosi, ancora valido, ergo per la Chiesa cattolica i divorziati risposati, congiungendosi con un altro partner si macchiano di un peccato mortale gravissimo quale la bigamia.
Non riconoscendo validità al divorzio, la Chiesa impedisce la celebrazione di nuove nozze a uomini e donne divorziati e non concede il sacramento dell'eucarestia a essi in quanto in stato di peccato mortale.
Anticipando i commenti superflui a questa esposizione dei fatti, dico subito che, quanto scritto sopra non è quanto sostengo io, povero (in)fedele ma quanto stabilisce da decenni la Chiesa cattolica all'interno della sua dottrina e del suo insegnamento. Se ciò rende retrograda la religione cattolica, a tratti liberticida e amorale, si sappia che la religione cattolica non può per natura essere un organismo democratico intendendo "democrazia" il concetto sviluppato a partire dal settecento con l'affermazione dei diritti dell'uomo e del cittadino e via discorrendo. Quindi misurare la dottrina e il comportamento della Chiesa in termini di illuminismo e liberalismo e diritti umani è quanto più sbagliato si possa fare, la Chiesa cattolica non risponde al mondo secolare e ai suoi "principi" in quanto porta avanti una dottrina lunga oltre duemila anni.
Chiusa questa parentesi, passiamo ai fatti di giornata.
Durante i lavori del Sinodo un vescovo parlando davanti all'assemblea, ha esposto un episodio strappalacrime ma che, analizzandolo, suscita un moto di scandalo e di indignazione per chi conosce a fondo il funzionamento della Chiesa Cattolica.
Il vescovo in questione ha detto che durante la celebrazione della messa a cui partecipavano una coppia di divorziati, non potendo, il vescovo concedere il sacramento a nessuno dei due ha visto il figlio della coppia scoppiata prendere in mano l'ostia dividerla in due e consegnarla, con un gesto di carità, a entrambi. Fiumi di lacrime italiche, fazzoletti a portata di mano, commozione allo stato puro, una esplosione di buoni sentimenti per i soliti imbecilli che si lasciano abindolare da episodi simili.
In realtà osservando crudamente l'episodio si tratta nient'altro di uno dei più gravi e pericolosi casi di sacrilegio compiuto ai danni della particola che, come tutti sappiamo, per il dogma della Transunstanziazione diventa sangue e corpo di Cristo.
Fino al Concilio Vaticano II era impensabile, inconcepibile, assolutamente vietato prendere da parte del fedele la particola consacrata direttamente dalle mani del sacerdote, in quanto atto sacrilego che veniva aspramente punito. L'atto è sacrilego tutt'ora anche se il "reato" è passato in secondo piano data la abitudine dei fedeli che ogni domenica si lasciano, per così dire, prendere la mano.
"Reato" non perseguibile più di tanto, o meglio non come cento anni fa, in quanto il fedele sarebbe anche autorizzato a prendere la particola consacrata con le mani. Perchè?
Perchè Paolo VI a conclusione del Concilio Vaticano II firmò a malincuore e anche controvoglia e addirittura con inganno un documento in cui si stabiliva un indulto per quei fedeli che, per sbadataggine o ignoranza avessero preso tra le mani l'ostia direttamente dalle mani del sacerdote.
Quindi tutto finito? No, perchè per i tanti che sono addentrati nel meccanismo della Chiesa e praticano costantemente la fede cattolica, l'atto di prendere tra le mani l'ostia rimane sempre un sacrilegio gravissimo in quanto offende il corpo e il sangue di Cristo. A conferma di tale fatto faccio un esempio un po' lontano e un po' diverso che potrebbe rendere bene l'idea: Alessandro VI alias Rodrigo Borgia durante la celebrazione solenne della messa, fece cadere involontariamente una particola per terra, un suo assistente prontamente si accinse a raccoglierla, quando fu briscamente fermato dal papa che gli ordinò di lasciarla stare dov'era. Il gesto suscitò ripugnanza perfino a un ecclesiastico che commentò la vicenda scandalizzato al termine della funzione.
Concludo nel far notare su come certe notizie suscitino facilmente l'emozione lacrimosa dei cittadini comuni che vedono nella negazione dell'eucarestia ai divorziati risposati una intollerabile ingiustizia accusando la Chiesa di essere matrigna.
In realtà le cose studiandole stanno in maniera completamente diversa: non è la Chiesa ad allontanare i fedeli, in quanto il messaggio e la dottrina riguarda e raggiunge tutti e tutti i ceti sociali senza distizione (altro che la democrazia e i diritti umani...), ma sono i fedeli che compiendo una scelta, offerta dal mondo secolare come un atto di progresso, si allontanano dalla Chiesa. Essa agisce e si comporta secondo una dottrina vecchia di due millenni che non può e non deve essere misurata con i parametri del concetto del mondo secolare i cui valori e i cui principi sono labili e possono essere rimangiati.
Per cui cari lettori prima di stracciarvi le vesti dopo aver ascoltato o letto il racconto del monsignore in questione e lasciarvi scappare la lacrimuccia da coccodrillo, cercate di capire, come funziona il meccanismo della Chiesa e cosa dice la dottrina della stessa in proposito a episodi simili, prima di ululare alla luna il vostro dolore o fare come le volpi che, non potendo raggiungere l'uva dissero che era acerba.
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