mercoledì 23 settembre 2015

C'eravamo tanto odiati.....

La passata visita di Papa Francesco in terra di Cuba,uno degli ultimi avamposti del socialismo reale, sembra porre fine alla inimicizia tra marxismo e religione cattolica.
Il viaggio apostolico spalanca, o perlomeno, spalancherebbe le porte per una razionale analisi tra cattolicesimo e la dottrina di Marx che a differenza, di quanto si vuole lasciar credere hanno non pochi punti in comune, seppur seguento modalità diverse.
All'epoca della pubblicazione dell'opera del filosofo tedesco, la Chiesa era l' ultimo simulacro di un mondo che ormai era scomparso per sempre, ovvero la verità rivelata, la religione di Stato, l'alleanza (mortale) tra Trono e Altare. Punti cardine messi a soqquadro dalle rivoluzioni liberali (americana e francese) e dai moti della prima metà del XIX secolo in Europa che misero in discussione prima, e in crisi quasi irreversibile poi, la stessa Chiesa che, impotente davanti all'avanzare del libero pensiero e dei diritti civili, si chiuse in se stessa rifiutando qualsiasi dialogo con un mondo ormai rovesciato dai figli dell'Illuminismo.
Il "manifesto" del nascente partito comunista fu il nuovo pericolo imminente, ancora peggiore del male del liberalismo che, seppur attaccando la Chiesa, non ne aveva minacciato l'esistenza. Il passo in cui Marx affermava che, "la religione è l'oppio dei popoli" bastò a mettere sul piede di guerra tutta l'armata ecclesistica che urlava alla blasfemia e al nuovo "Anticristo".
La storia successiva fu un lunghissimo conflitto tra due sistemi agli antipodi: l'uno incitava alla preghiera, e a rafforzare la fede cattolica affidandosi alla Madonna, ai Santi e alla Chiesa di Roma, l'altro da Mosca, studiava scientificamente come annientare, azzerare, porre una lastra tombale sull'oppio dei popoli e far passar il singhiozzo delle genti oppresse dopo aver praticamente disintegrato, in Russia, la Chiesa ortodossa.
Due sistemi che per decenni si sono affrontati e scontrati senza capire che, le inasanabili differenze, partivano da un punto in comune: gli ultimi, i diseredati di questo mondo, gli oppressi, gli sfruttati delle classi sociali più modeste e che seppur in maniera diversa il marxismo e il cattolicesimo avevano lo stesso obiettivo: rendere più dignitosa la vita dei sopra citati anche se con percorsi differenti, la predicazione e la fede, l'uno, la rivoluzione violenta l'altro.
Lo scontro senza esclusione di colpi, si è concluso con la sconfitta del comunismo reale, il crollo del regime sovietico in mezza Europa, grazie soprattutto al contributo politico, sociale, economico, di Giovanni Paolo II che sostenendo Solidarnosc ha contribuito alla "liberazione" della Polonia che, negli anni successivi per una sorta di compensazione, si è gettata politicamente a destra.
Indubbiamente il marxismo che affermava come la religione fosse "l'oppio dei popoli" era impreciso in quanto, le classi più umili ridotte, soprattutto nel XIX secolo in miseria e mantenute a uno sfruttamento simile alla schiavitù, non avevano altro mezzo per sopravvivere, chela fede religiosa come ultima risorsa indispensabile per foraggiare la speranza di una vita eterna, almeno migliore, di quella vissuta quaggiù. Sarebbe dunque più appropriato parlare non di oppio ma di bastone dei popoli a cui lo storpio si appoggia, non avendo altri mezzi a disposizione.
L'ateismo imposto al pari della religione di Stato, si è rivelata un autentico suicidio in quanto, chiudeva la strada per un dialogo tra due mondi paralleli. la colpa è da ascriversi anche agli interpreti della dottrina marxista e al filosofo tedesco in particolare. Fondare un modello politico, sociale, economico in cui ogni fede religiosa veniva esclusa a priori e non alternativo a un sistema capitalistico in cui,, la religione pur esistendo, veniva posta da parte, è stato un errore imperdonabile.
La Chiesa cattolica ha reagito all'ateismo militante, in maniera anch'essa erronea lanciando anatemi, scomuniche e prediche contro i seguaci del modello comunista, forse anche comprensibile, ma non certo propositivo.
La visita di Bergoglio sembra appianare il contrasto tra un comunismo più di facciata che reale, in cui sussite il contenitore ma che deve cambiare il contenuto partendo proprio dal dialogo con la Chiesa di Roma.
In un mondo annegato, tra i valori del consumismo, del relativismo, dell'egoismo e dell'egocentrismo, in cui si celebra e si esalta il vincente e si esclude il perdente; in un modno in cui, domina un regime economico che vede le persone non come esseri umani viventi, ma come produttori di PIL e ricchezza e che ha trasformato in peggio il modo di vivere, inseguendo l'attimo fuggente per capitalizzare, è giunto il momento di dialogare sinceramente e unire le forze per abbattere quello che tra i due massimi sistemi economici è uscito vincente, dopo il crollo di quello comunista, imponendo nuove ingiustizie e ineguaglianze spesso inaccettabili, spacciandole per miracolosi medicamenti.
Se il sogno di creare in tutto il pianeta un sistema che abbatte le diseguaglianze, difendere la pace e la fratellanza tra uomini e tra donne, può avere come fratello proprio colui che un tempo era un irriducibile nemico numero uno, il progetto (mai abbandonato, ma ridotto al lumicino) non può prescindnere dalla Chiesa cattolica e dal Cristianesimo in generale. La preghiera, i dogmi cattolici, la verità rivelata, la fede, il percorso religioso, non sono in contrasto con il marxismo del XXI secolo, ma anzi sono preziosi alleati.
Il Vangelo e le parabole di Gesù Cristo sono a tratti identiche a un modo di vedere un mondo più giusto ed equo anche se il comunismo, nella sua versione mira più a una rivoluzione violenta che non alla creazione pacifica di un modello di stato egualitarista. Ammonendo e condannando la ricerca della ricchezza smodata, della risicazione quotidiana del tempo libero per una maggiore produzione in ogni campo, qui Chiesa e socialismo si possono incontrare; infatti il tempo libero e una diminuzione dell'orario di lavoro significano non solo da parte marxista più tempo per coltivare i propri interessi, ma anche dal canto cattolico più tempo per dedicare all'esercizio della propria fede o nella ricerca di quest'ultima.
La lotta (molto aspra) per garantire alle classi più deboli maggiore potere d'acquisto, con l'aumento dei salari non significa, avere il diritto di spendere anche malamente il proprio denaro, ma piuttosto, investirlo per le prossime generazioni o, (non c'è nulla di male) anche per donare libere offerte alla Chiesa.
Le proprietà della Chiesa in immobili possono, in un eventuale (più fantastico che reale) stato socialista possono servire come tetto per nuclei familiari più bisognosi grazie alla collaborazione tra Stato e Chiesa invece che sulla scontro tout court, infatti mentre proprietà donate coscientemente alla Chiesa servono o possono servire come supporto a genti in ristrettezze, la proprietà vendute o affittate a enti privati soprattutto economici escludono a priori questa possibilità, rendendo ancora più potenti e ricchi, chi ricco e potente lo è già perchè, come diceva giustamente Gregorio VII (Ildebrando di Soana) i ricchi di oggi non sono tali per proprio merito, ma quasi sempre perchè sono stati più bravi a rubare agli altri o a esercitare prepotenze su altri individui più deboli.
Partendo da questi presupposti, si può benissimo ritenere giusta e civile una alleanza con la Chiesa cattolica che non uno scontro sterile e inutile con essa. Del resto Gesù non predicava che è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago che un ricco nel Regno dei Cieli?
C'eravamo tanto odiati, a oggi, fracamente, inutilmente.

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