domenica 10 febbraio 2013

Verità scomode.

Oggi 10 febbraio 2013 si celebra la data del ricordo di tutti gli italiani istriani e dalmati infoibati dalle truppe jugoslave di Tito durante e poco dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Per decenni il dramma delle foibe,cavità carsiche dell'Istria in cui persero la vita centinaia di cittadini italiani,è stata taciuta,sotterrata,uno scheletro tenuto nell'armadio sottochiave la cui visione e la scoperta era proibita a chiunque in primis al partito Comunista Italiano.
Caduto il muro di Berlino e il comunismo in Russia con il conseguente (e sciagurato) scioglimento del PCI dopo alcuni anni di distanza,ecco apparire la data che in apparenza mette d'accordo tutti e in particolare allinea certa parte politica italiana a galla tra liberismo economico e nostalgie delle camicie nere.
Il sottoscritto ovviamente,si unisce al ricordo di quanti tra il 1944 e il 1946 persero la vita trucidati orribilmente dalle truppe titine che non esitarono anche a uccidere donne e bambini e partigiani italiani dello stesso colore politico per il solo fatto di essere italiani. La pulizia etnica,o meglio,questo è quello che sembra o si vuole far credere in realtà nasconde una verità che gli italiani non sanno,fingono di non sapere o che meglio ancora viene loro taciuta colpevolmente.
Tra il 1942 e il 1943 l'Italia fascista (e monarchica) alleata alla Germania nazista compì azioni militari nell' odierna Slovenia nel tentativo di "allargare" i territori italiani al di là dell'Adriatico. A capo della spedizione militare fu nominato un generale,Mario Roatta,fascista convinto e altrettanto convinto nell'usare ogni mezzo per stroncare la resistenza jugoslava.
Nel 1942 il generale italiano soprannominato "La Bestia nera" per le atrocità di cui si macchiò firmò ed emanò una circolare chiamata "3C" che era una vera e propria dichiarazione di guerra verso le popolazioni jugoslave che,erano sospettate di appoggiare e aiutare la resistenza locale.
Roatta ordinò ai suoi sottoposti e alle truppe italiane di sterminare,stuprare,incendiare,saccheggiare città e cittadini. Non contento del risultato il generale ordinò che fossero costruite appositi campi di concentramento italiani,in territorio sloveno per internare gli abitanti locali.
Interi villaggi furono rasi al suolo,uomini donne e bambini trucidati,altre donne violentate,bastonate e uccise a colpi di fucile o pistola,gli altri abitanti internati in questa campi di sterminio italiani e letteralmente lasciati morire di fame e di sete.
Roatta,dopo l'8 settembre 1943 fu destituito da ogni incarico e per evitare la cattura si rifugiò in Spagna protetto dal regime franchista,all'indomani della guerra fu sottoposto a processo ma non per i crimini commessi in Slovenia ma per la mancata difesa di Roma,condannato all'ergastolo in contumacia,grazia all'amnistia di Togliatti,i crimini di Roatta rimasero impuniti. La "Bestia nera" non scontò un giorno di prigione alla faccia dei 3000 morti ammazzati jugoslavi.
Il punto è questo: i morti sono tutti uguali anche se permangono le differenze tra chi,dopo l'8 settembre combatteva con la RSI e chi con i partigiani,e dunque,tornando alla questione,i morti sloveni ammazzati dalle truppe italiane tra il 1942 e il 1943 non sono affatto diversi e inferiori degli italiani infoibati (per vendetta) dalle truppe titine sul finire della guerra. E se Tito si sporcò le mani del sangue degli italiani residenti in Istria gettandoli nelle foibe,altrettanto l'Italia e il suo governo (monarchia sabauda compresa) si sporcò le mani internando e massacrando jugoslavi civili durante la guerra. Un Paese sconfitto e umiliato a settant'anni di distanza non può e non deve rimuovere quello che ha compiuto colpevolmente schierandosi dalla parte del torto volutamente e adesso commemora i morti ammazzati stracciandosi le vesti ricordandosi ciò che fa più comodo.
Se data del ricordo deve essere oggi si condannino  anche i crimini dell'Italia dell'epoca e non solo durante la guerra ma anche durante le conquista coloniali: dai pozzi di acqua avvelenati in Libia,ai gas mortali (proibiti) utilizzati in Etiopia,fino alle suddette stragi in Jugoslavia e al pugno di ferro e al sangue versato in Grecia con la strage di Domenikon.
Se apriamo la nostra memoria,e ci ricordassimo delle sozzerie compiuta dal nostro esercito in mezzo mondo fino al 1943 forse capiremmo la reazione delle truppe jugoslave che fecero piazza pulita degli italiani sconfitti e colpevoli.

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