Soltanto un mese fa o poco più, il distacco che separava i due mostri della politica, ovvero il Partito Disperato e il Partito dei Ladroni era di oltre 10 punti percentuali. Almeno secondo i calcoli dei sondaggisti.
Calcoli che davano quasi certo il rietro della Sinistra Radicale e una buona performance del rinato SciliMonti in versione tecno- politica quest' ultimo pronto a un inciucio con l'accozzaglia di Bersani per disintegrare lo stato sociale, o quello che ne è rimasto.
Il 24 e 25 febbraio milioni di italiani hanno espresso le loro preferenze: lo scenario è identico alla stramaledetta finale di Euro 2000 quando l'Italia di Zoff in vantaggio per 1-0 al 94° si fa raggiungere clamorosamente dai francesi all'ultimo secondo di recupero per poi perdere la finale con il golden goal segnato da Trezeguet nei tempi supplementari.
Il PD uscito dalle urne è come quella nazionale: in vantaggio per decine di minuti è riuscita incredibilmente a farsi rimontare da Berlusconi che ormai tutti davano o davamo per finito politicamente e che invece ha rimontato 10 punti e più di distacco.
Una debacle incredibile maturata anche per l'idiozia italica di credere ai mercanti di aria: è bastato l'annuncio che il Partito dei Ladroni avrebbe restituito i soldi dell' IMU (serviti per salvare dalla cenere il Monte dei Paschi con un prestito di 4 miliardi di euro, la stessa cifra ottenuta guardacaso con il pagamento dell'imposta....) per far si che centinaia di migliaia di imbecilli ( a cui secondo logica andrebbe tolto il diritto di voto) sono tornati a tifare per l'imprenditore di Arcore consegnandosi mani e piedi ancora una volta; dimentichi delle bugie, del tracollo politico, degli scandali,della vergogna a livello europeo.
Dunque non si sa bene chi ha vinto e chi ha perso: il PD ha una maggioranza risicatissima di qualche migliaio di voti che non consente, utilizzando la testa, la formazione di un governo stabile che provi a durare lo spazio di un nanosecondo. Il PDL con il suo risultato paritario blocca tutto aprendo scenari imprevisti e riuscendo almeno a non perdere le elezioni politiche.
Di una cosa sono contento: l'exploit (che si doveva prevedere) del Movimento 5 stelle, non il mio partito (il sottoscritto si è buttato alla sinistra di Vendola che ha visto dimezzare i suoi voti per la balorda alleanza col PD) ma comunque un movimento di protesta forte che sconquassa il parlamento.
E allora l'unico scenario possibile è ritornare alle urne e il mio auspicio è che il movimento Grillino arrivi al 30% non riuscendo comunque a formare un governo monomovimentista e impedendo ai due mostri, di crearne uno orrendamente ibrido.
Mi si potrebbe accusare di volere il caos politico. Si voglio anche alle (spero) imminenti elezioni tutto resti com'è ripartendo ugualmente le preferenze e gettando tutto alle ortiche, mandando tutto per aria, rischiando il baratro, anzi gettarvisi dentro a capofitto.
Berlusconi parlando intermini calcisticii è riuscito a segnare il "golden goal" portandosi a casa non le elezioni ma l'obiettovo di bloccare la formazione di un governo "nemico" e dunque la possibilità di giocarsi tutto alle eventuali prossime elezioni,insomma è riuscito a strappare un punto insperato nei minuti di recupero, o meglio, l'elettorato imbecille ha fatto si che tutto ciò accadesse rincoglioniti dalle promesse fatte al vento dal venditore di Arcore.
Gli italiani sono troppo stupidi: per essere sicuri un errore lo ripetono decine di volte incuranti delle conseguenze; ma questa volta faccio il tifo per quella parola che fa paura a tutti "Default" bancarotta, crac economico. Non mi importa di quello che succederà, non mi importa se i suicidi saranno centinaia o migliaia al giorno o se la disoccupazione arriva al 50% e diventiamo la fotocopia della Repubblica di Weimar o Lo Zimbabwe del Mediterraneo; pur sforzandomi non riesco a auspicare nulla di buono per questa zattera scalcagnata che galleggia a stento se non il peggiore degli scenari possibili, anzi il peggiore di quelli impossibili. Un incubo a occhi aperti. Una catastrofe biblica.
Questa volta non voglio salvataggi e salvatori della Patria, lasciateci affondare come il Titanic ripagheremo tutti i debiti svendendo l'unica cosa buona che possediamo ma che non riusciamo ad apprezzare e mantenere in condizioni decenti: la cultura dei borghi medievali, della storia romana, della Venezia del Cinquecento e del Settecento, un popolo talmente idiota che non sa cosa farsene di tante cianfrusaglie che hanno addosso secoli di vita vissuta, non riuscendo a capire neanche perchè stiano ancora in piedi o chi le abbia fondate.
Voglio vedere come andrà a finire questa volta e mi auguro che il finale sia a sorpresa senza lieto fine e principi azzurri ma degno di un capolavoro horror creato dai cervelli di milioni di votanti.
lunedì 25 febbraio 2013
lunedì 11 febbraio 2013
Vai in Africa,Benedetto!
Il comunicato di Benedetto XVI ha fatto immediatamente il giro del mondo. Vecchio,stanco,senza energie mentali e fisiche,il pontefice tedesco eletto nella primavera del 2005 lascia il trono di Pietro.
L'annuncio è stato dato in lingua latina durante un Concistoro per innalzare agli altari i martiri di Otranto.
A parte i commenti sagaci e scherzosi sulla questione,la decisione,pare presa già da mesi mette in luce un retroscena passato in secondo piano.
Ancora in vita Papa Giovanni Paolo II,il cardinale Ratzinger aveva dichiarato già di voler abbandonare ogni incarico pubblico per ritirarsi "a vita privata" e proprio al suo predecessore che,gli aveva intimato: "Non abbandonare adesso,tu servi ancora alla causa della Chiesa di Roma" e con uno sforzo inumano l'ex aderente alla gioventù hitleriana proveniente dalla Baviera aveva tenuto duro.
Poi l'elezione e la scelta del nome di Benedetto. Apro una parentesi: per chi conosce le profezie sulla successione degli ultimi papi fatta dal monaco Malachia svariati secoli fa,che gli indica non col nome pontificale ma con un motto,alla penultima riga c'è scritto,riferendosi a questo papa: "De gloria Olivae" Benedetto XVI che ha assunto tale nome,non solo in riferimento al suo predecessore con l'ordinale precedente,ma anche in ossequio all'ordine benedettino,che per l'appunto sono chiamati anche monaci olivetani,chissà se la profezia di san Malachia aveva previsto una svolta del genere....
Ritornando ai giorni nostri,la decisione del Papa,in me suscita qualche sospetto. Gli scandali recenti che hanno e stanno travolgendo la Chiesa potrebbero aver indotto l'ex teologo a compiere un passo ponderato da tempo o forse gli scandali lo avrebbero già convinto diversi anni fa ad abbandonare se non fosse stato per la richiesta del suo predecessore a restare.
Una cosa è certa,alle 20:00 del 28 febbraio la sede apostolica sarà vacante ed è la prima volta dopo 800 anni da quando Celestino V alias Pietro da Morrone abbandonò il soglio pontificio,o meglio fu indotto ad abbandonarlo da quel mascalzone del suo successore (Bonifacio VIII) con un rudimentale ma efficace stratagemma della voce dell'Angelo.
Questa volta non ci sono voci trascendenti a convincere il Papa ad abbandonare ogni incarico,ma forse la sozzura che trasuda abbondantemente nei palazzi Vaticani e quella che viene da ogni parte del mondo che schiferebbero anche Barabba,figurarsi un pacato teologo bavarese.
Entro Pasqua si conoscerà il successore di Ratzinger e tornando alle profezie,secondo alcuni dovrebbe assumere un nome inquietante: Pietro II se la dicitura "Petrus Romanus" fosse corretta. E dovrebbe essere italiano,romano per la precisione.
La cosa più importante è non trovarsi tra i piedi un Innocenzo III un Gregorio VII oppure un Pio IX e se proprio il successore deciderà di chiamarsi Pietro II faccia qualcosa di buono per la prima volta in 2000 anni: Riporti radicalmente il cristianesimo cattolico a una dimensione più umana e modesta invece di mantenere un apparato millenario che sprizza lordume da ogni parte e ha ecatombe di scheletri negli armadi vaticani.
L'annuncio è stato dato in lingua latina durante un Concistoro per innalzare agli altari i martiri di Otranto.
A parte i commenti sagaci e scherzosi sulla questione,la decisione,pare presa già da mesi mette in luce un retroscena passato in secondo piano.
Ancora in vita Papa Giovanni Paolo II,il cardinale Ratzinger aveva dichiarato già di voler abbandonare ogni incarico pubblico per ritirarsi "a vita privata" e proprio al suo predecessore che,gli aveva intimato: "Non abbandonare adesso,tu servi ancora alla causa della Chiesa di Roma" e con uno sforzo inumano l'ex aderente alla gioventù hitleriana proveniente dalla Baviera aveva tenuto duro.
Poi l'elezione e la scelta del nome di Benedetto. Apro una parentesi: per chi conosce le profezie sulla successione degli ultimi papi fatta dal monaco Malachia svariati secoli fa,che gli indica non col nome pontificale ma con un motto,alla penultima riga c'è scritto,riferendosi a questo papa: "De gloria Olivae" Benedetto XVI che ha assunto tale nome,non solo in riferimento al suo predecessore con l'ordinale precedente,ma anche in ossequio all'ordine benedettino,che per l'appunto sono chiamati anche monaci olivetani,chissà se la profezia di san Malachia aveva previsto una svolta del genere....
Ritornando ai giorni nostri,la decisione del Papa,in me suscita qualche sospetto. Gli scandali recenti che hanno e stanno travolgendo la Chiesa potrebbero aver indotto l'ex teologo a compiere un passo ponderato da tempo o forse gli scandali lo avrebbero già convinto diversi anni fa ad abbandonare se non fosse stato per la richiesta del suo predecessore a restare.
Una cosa è certa,alle 20:00 del 28 febbraio la sede apostolica sarà vacante ed è la prima volta dopo 800 anni da quando Celestino V alias Pietro da Morrone abbandonò il soglio pontificio,o meglio fu indotto ad abbandonarlo da quel mascalzone del suo successore (Bonifacio VIII) con un rudimentale ma efficace stratagemma della voce dell'Angelo.
Questa volta non ci sono voci trascendenti a convincere il Papa ad abbandonare ogni incarico,ma forse la sozzura che trasuda abbondantemente nei palazzi Vaticani e quella che viene da ogni parte del mondo che schiferebbero anche Barabba,figurarsi un pacato teologo bavarese.
Entro Pasqua si conoscerà il successore di Ratzinger e tornando alle profezie,secondo alcuni dovrebbe assumere un nome inquietante: Pietro II se la dicitura "Petrus Romanus" fosse corretta. E dovrebbe essere italiano,romano per la precisione.
La cosa più importante è non trovarsi tra i piedi un Innocenzo III un Gregorio VII oppure un Pio IX e se proprio il successore deciderà di chiamarsi Pietro II faccia qualcosa di buono per la prima volta in 2000 anni: Riporti radicalmente il cristianesimo cattolico a una dimensione più umana e modesta invece di mantenere un apparato millenario che sprizza lordume da ogni parte e ha ecatombe di scheletri negli armadi vaticani.
domenica 10 febbraio 2013
Verità scomode.
Oggi 10 febbraio 2013 si celebra la data del ricordo di tutti gli italiani istriani e dalmati infoibati dalle truppe jugoslave di Tito durante e poco dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Per decenni il dramma delle foibe,cavità carsiche dell'Istria in cui persero la vita centinaia di cittadini italiani,è stata taciuta,sotterrata,uno scheletro tenuto nell'armadio sottochiave la cui visione e la scoperta era proibita a chiunque in primis al partito Comunista Italiano.
Caduto il muro di Berlino e il comunismo in Russia con il conseguente (e sciagurato) scioglimento del PCI dopo alcuni anni di distanza,ecco apparire la data che in apparenza mette d'accordo tutti e in particolare allinea certa parte politica italiana a galla tra liberismo economico e nostalgie delle camicie nere.
Il sottoscritto ovviamente,si unisce al ricordo di quanti tra il 1944 e il 1946 persero la vita trucidati orribilmente dalle truppe titine che non esitarono anche a uccidere donne e bambini e partigiani italiani dello stesso colore politico per il solo fatto di essere italiani. La pulizia etnica,o meglio,questo è quello che sembra o si vuole far credere in realtà nasconde una verità che gli italiani non sanno,fingono di non sapere o che meglio ancora viene loro taciuta colpevolmente.
Tra il 1942 e il 1943 l'Italia fascista (e monarchica) alleata alla Germania nazista compì azioni militari nell' odierna Slovenia nel tentativo di "allargare" i territori italiani al di là dell'Adriatico. A capo della spedizione militare fu nominato un generale,Mario Roatta,fascista convinto e altrettanto convinto nell'usare ogni mezzo per stroncare la resistenza jugoslava.
Nel 1942 il generale italiano soprannominato "La Bestia nera" per le atrocità di cui si macchiò firmò ed emanò una circolare chiamata "3C" che era una vera e propria dichiarazione di guerra verso le popolazioni jugoslave che,erano sospettate di appoggiare e aiutare la resistenza locale.
Roatta ordinò ai suoi sottoposti e alle truppe italiane di sterminare,stuprare,incendiare,saccheggiare città e cittadini. Non contento del risultato il generale ordinò che fossero costruite appositi campi di concentramento italiani,in territorio sloveno per internare gli abitanti locali.
Interi villaggi furono rasi al suolo,uomini donne e bambini trucidati,altre donne violentate,bastonate e uccise a colpi di fucile o pistola,gli altri abitanti internati in questa campi di sterminio italiani e letteralmente lasciati morire di fame e di sete.
Roatta,dopo l'8 settembre 1943 fu destituito da ogni incarico e per evitare la cattura si rifugiò in Spagna protetto dal regime franchista,all'indomani della guerra fu sottoposto a processo ma non per i crimini commessi in Slovenia ma per la mancata difesa di Roma,condannato all'ergastolo in contumacia,grazia all'amnistia di Togliatti,i crimini di Roatta rimasero impuniti. La "Bestia nera" non scontò un giorno di prigione alla faccia dei 3000 morti ammazzati jugoslavi.
Il punto è questo: i morti sono tutti uguali anche se permangono le differenze tra chi,dopo l'8 settembre combatteva con la RSI e chi con i partigiani,e dunque,tornando alla questione,i morti sloveni ammazzati dalle truppe italiane tra il 1942 e il 1943 non sono affatto diversi e inferiori degli italiani infoibati (per vendetta) dalle truppe titine sul finire della guerra. E se Tito si sporcò le mani del sangue degli italiani residenti in Istria gettandoli nelle foibe,altrettanto l'Italia e il suo governo (monarchia sabauda compresa) si sporcò le mani internando e massacrando jugoslavi civili durante la guerra. Un Paese sconfitto e umiliato a settant'anni di distanza non può e non deve rimuovere quello che ha compiuto colpevolmente schierandosi dalla parte del torto volutamente e adesso commemora i morti ammazzati stracciandosi le vesti ricordandosi ciò che fa più comodo.
Se data del ricordo deve essere oggi si condannino anche i crimini dell'Italia dell'epoca e non solo durante la guerra ma anche durante le conquista coloniali: dai pozzi di acqua avvelenati in Libia,ai gas mortali (proibiti) utilizzati in Etiopia,fino alle suddette stragi in Jugoslavia e al pugno di ferro e al sangue versato in Grecia con la strage di Domenikon.
Se apriamo la nostra memoria,e ci ricordassimo delle sozzerie compiuta dal nostro esercito in mezzo mondo fino al 1943 forse capiremmo la reazione delle truppe jugoslave che fecero piazza pulita degli italiani sconfitti e colpevoli.
Per decenni il dramma delle foibe,cavità carsiche dell'Istria in cui persero la vita centinaia di cittadini italiani,è stata taciuta,sotterrata,uno scheletro tenuto nell'armadio sottochiave la cui visione e la scoperta era proibita a chiunque in primis al partito Comunista Italiano.
Caduto il muro di Berlino e il comunismo in Russia con il conseguente (e sciagurato) scioglimento del PCI dopo alcuni anni di distanza,ecco apparire la data che in apparenza mette d'accordo tutti e in particolare allinea certa parte politica italiana a galla tra liberismo economico e nostalgie delle camicie nere.
Il sottoscritto ovviamente,si unisce al ricordo di quanti tra il 1944 e il 1946 persero la vita trucidati orribilmente dalle truppe titine che non esitarono anche a uccidere donne e bambini e partigiani italiani dello stesso colore politico per il solo fatto di essere italiani. La pulizia etnica,o meglio,questo è quello che sembra o si vuole far credere in realtà nasconde una verità che gli italiani non sanno,fingono di non sapere o che meglio ancora viene loro taciuta colpevolmente.
Tra il 1942 e il 1943 l'Italia fascista (e monarchica) alleata alla Germania nazista compì azioni militari nell' odierna Slovenia nel tentativo di "allargare" i territori italiani al di là dell'Adriatico. A capo della spedizione militare fu nominato un generale,Mario Roatta,fascista convinto e altrettanto convinto nell'usare ogni mezzo per stroncare la resistenza jugoslava.
Nel 1942 il generale italiano soprannominato "La Bestia nera" per le atrocità di cui si macchiò firmò ed emanò una circolare chiamata "3C" che era una vera e propria dichiarazione di guerra verso le popolazioni jugoslave che,erano sospettate di appoggiare e aiutare la resistenza locale.
Roatta ordinò ai suoi sottoposti e alle truppe italiane di sterminare,stuprare,incendiare,saccheggiare città e cittadini. Non contento del risultato il generale ordinò che fossero costruite appositi campi di concentramento italiani,in territorio sloveno per internare gli abitanti locali.
Interi villaggi furono rasi al suolo,uomini donne e bambini trucidati,altre donne violentate,bastonate e uccise a colpi di fucile o pistola,gli altri abitanti internati in questa campi di sterminio italiani e letteralmente lasciati morire di fame e di sete.
Roatta,dopo l'8 settembre 1943 fu destituito da ogni incarico e per evitare la cattura si rifugiò in Spagna protetto dal regime franchista,all'indomani della guerra fu sottoposto a processo ma non per i crimini commessi in Slovenia ma per la mancata difesa di Roma,condannato all'ergastolo in contumacia,grazia all'amnistia di Togliatti,i crimini di Roatta rimasero impuniti. La "Bestia nera" non scontò un giorno di prigione alla faccia dei 3000 morti ammazzati jugoslavi.
Il punto è questo: i morti sono tutti uguali anche se permangono le differenze tra chi,dopo l'8 settembre combatteva con la RSI e chi con i partigiani,e dunque,tornando alla questione,i morti sloveni ammazzati dalle truppe italiane tra il 1942 e il 1943 non sono affatto diversi e inferiori degli italiani infoibati (per vendetta) dalle truppe titine sul finire della guerra. E se Tito si sporcò le mani del sangue degli italiani residenti in Istria gettandoli nelle foibe,altrettanto l'Italia e il suo governo (monarchia sabauda compresa) si sporcò le mani internando e massacrando jugoslavi civili durante la guerra. Un Paese sconfitto e umiliato a settant'anni di distanza non può e non deve rimuovere quello che ha compiuto colpevolmente schierandosi dalla parte del torto volutamente e adesso commemora i morti ammazzati stracciandosi le vesti ricordandosi ciò che fa più comodo.
Se data del ricordo deve essere oggi si condannino anche i crimini dell'Italia dell'epoca e non solo durante la guerra ma anche durante le conquista coloniali: dai pozzi di acqua avvelenati in Libia,ai gas mortali (proibiti) utilizzati in Etiopia,fino alle suddette stragi in Jugoslavia e al pugno di ferro e al sangue versato in Grecia con la strage di Domenikon.
Se apriamo la nostra memoria,e ci ricordassimo delle sozzerie compiuta dal nostro esercito in mezzo mondo fino al 1943 forse capiremmo la reazione delle truppe jugoslave che fecero piazza pulita degli italiani sconfitti e colpevoli.
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