Eccoci, ancora una volta a commentare quello che, personalmente, ritenevo inevitabile. La catastrofica contro-marcia della nazionale di calcio italiana ai mondiali di calcio in Brasile.
Inevitabile, dal mio punto di vista, una conclusione disastrosa solo guardando i convocati per un Mondiale: Parolo, Paletta, Cerci, Immobile, Cassano le cui convocazioni vanno a stento bene per una amichevole contro le isole Faer Oer, non certo per la fase finale di una competizione di altissimo livello.
La colpa, tuttavia non è da attribuire al commissario tecnico Cesare Prandelli che, dopo l'eliminazione, ha consegnato le proprie dimissioni appropriandosi di colpe non proprio sue ma semmai son o attribuibili del calcio nostrano che annaspa in Europa da alcuni anni.
Il calcio italiano attraversa una crisi gravissima che l'eliminazione ai mondiali in Sud Africa quattro anni aveva solo mostrato i primi sintomi che con la finale agli Europei e la discreta partecipazione alla Conf Cup si credeva ormai alle spalle e che invece, oggi non solo torna, ma torna con dimensioni assai ingigantite.
Non si tratta solo di ricambio generazionale, la questione è più complessa e la ricostruzione sportiva e calcistica della nazionale deve essere totale e completa in ogni settore.
Punto primo: Ha senso, dopo gli ultimi scadenti risultati mondiali, far giocare un campionato a 20 squadre con un calendario lunghissimo e una stagione interminabile? Risposta: No. La ricostruzione parte anche da qui.
Se davvero si ha intenzione di rendere la nazionale di calcio italiana assai simile a un club, allora sarebbe il momento di ridurre a 16 le squadre partecipanti al campionato di serie A, lasciando molto più spazio alla nazionale e all'organizzazione non soltanto di amichevoli con squadre abbordabili, ma sopratutto con nazionali dalla formazione,dal gioco e dalla preparazione temibilissima che richiedono uno sforzo maggiore e una profuzione di impegno agonistico più elevato.
Punto secondo: Le società di calcio dovrebbero mutare atteggiamento: possedere, soprattutto per un piccolo-medio club un ottimo giocatore dalle spiccate prospettive di crescita significa investire su di lui e creare attorno a lui una formazione che possa portare risultati apprezzabili per la stessa società e il suo magro albo d'oro. Le stesse dovrebbero cercare di allestire vivai giovanili e prediligere giovani campioni nostrani, invece che acquistare a parametro zero o a basso costo ipotetici campioni da baraccone.
Punto terzo: Denaro. La FIGC dovrebbe intervenire duramente e definitivamente imponendo un tetto salariale ai giocatori che non hanno tutti questi diritti nel battere i piedi per ottenere adeguamenti monetari se per una stagione aggiungono il loro nome alla lista dei maggiori marcatori.
Logicamente serve anche e soprattutto un ridimensionamento assai forte del mondo del calcio. La seconda disfatta consecutiva al mondiale dovrebbe portare mass media e sponsor a "snobbare" di più il gioco del calcio in Italia visti i risultati e la qualità stessa del campionato italiano. Dunque iniziare una nuova era nel guardare il calcio con occhi nuovi senza drammi e titoli da fine del mondo se la nazionale o un club sono eliminati ai gironi nelle varie competizioni, niente articoli da farisei che si stracciano le vesti se un tale allenatore è in bilico per mancanza di risultati. Assai meno enfasi e ansia nel presentare un gara di campionato o un incontro della nazionale e molta meno pressione mass mediatica nei riguardi di giocatori che dovrebbero essere retribuiti assai di meno, godere di meno privilegi e presentati come semplici uomini che praticano un comunissimo gioco e sport che non dovrebbe avere una visibilità immensa.
Sarebbe il caso di concentrare l'attenzione dei giornalisti sportivi su altri sport meno apprezzati che richiedono non solo un impegno fisico e atletico ma anche mentale, insomma dirigere e sparpagliare l'attenzione e i finanziamenti su altri sport che alle olimpiadi, in passato hanno dato soddisfazioni come la pallanuoto, la pallamano, il tiro con l'arco, la pallacanestro, la scherma, lo sci e il tennis.
Anche i tifosi e i calciofili sono chiamati a fare la loro figura. Meno attenzione e attesa per uno sport comunissimo che ha goduto solo di privilegi scandalosi e finanziamenti vergognosi, entrare nell'ordine delle idee che il calcio è uno sport comunissimo come tanti altri in cui giocano atleti che dovrebbero avere compensi e retribuzioni, visti gli ultimi risultati, assai sotto la media.
Far cadere dall'Olimpo calcistico i falsi dei riportandoli con le ginocchia per terra servirà al mondo del calcio per darsi una normalizzata definitiva, senza la pressione e l'atmosfera oppressiva di cui ha goduto vergognosamente fino ad adesso, e a noi nel vedere le cose davvero come stanno e come vanno: ovvero un gioco e solo un gioco che non merita particolare attenzione le cui squadre hanno a disposizione quasi sempre tre risultati: pareggio vittoria e sconfitta e se un club o la nazionale si abbona quest'ultima il crepuscolo e la maledizione si abbattano su di essa e non su di noi che, abbiamo altro a cui pensare e che dovremmo limitare a vedere lo sport del calcio come una simpatica ma momentanea distrazione di novanta minuti, il cui moto del pianeta continua come continua lo scorrere del tempo e della vita di ciascuno di noi.
mercoledì 25 giugno 2014
domenica 1 giugno 2014
Matematica repubblicana.
Oggi 2 giugno 2014 ricorre il 68 compleanno della Repubblica Italiana.
Tralasciando la vuota e monotona retorica sulla storia della sua nascita e il discorso un po' più serio su quello che è tutt'ora invece di quello che doveva essere, parlo di un uomo, anzi un giovane che nel breve spazio della sua vita ha unito ideale (repubblicano) e talento (matematico).
Il suo nome è Evariste Galois personaggio celebre per aver dato il proprio nome a una teoria che risolve un problema fino ad allora rimasto tale, dell'algebra astratta antico di svariati millenni.
Nato a Bourg la Reine il 25 ottobre 1811 si fece notare fin da adolescente per un vero e proprio talento innato nella matematica.
Genio e sregolatezza dovuti al fatto che quando frequentava la scuola, allora un vero e proprio privilegio, trovasse gli esercizi di matematica estremamente banali e noiosi e un giorno esasperato dal maestro che voleva obbligarlo a fargli risolvere uno di questi esercizi, rispose scagliandoli il cancellino utilizzato per pulire la lavagna.
I suoi lavori, dapprima di base per la teoria e che più in la sarebbero state comple e lo avrebbero fatto conoscere ai posteri, non vennero mai pubblicate quando era in vita. Si affannò inutilmente a spedire le sue soluzioni (che erano esatte) a famosi matematici dell'epoca tra cui Poisson che forse, leggendo un po' distrattamente i lavori del giovane fenomeno matematico, non li avrebbe capiti chiedendo delucidazioni e chiedendogli una dimostrazione molto più rigorosa e leggibile che non quella fornita da Galois nell'impeto dei suoi anni di giovane e focoso talento matematico e repubblicano.
Evariste Galois conobbe anche il carcere per via delle sue idee estremiste( fu grazie all'interessamento di influenti amici che riuscirono a scarcerarlo proprio all'indomani dell'ascesa di Luigi Filippo I) a cui diede il suo contributo durante le tre gloriose giornate del luglio 1830 che portarono alla fuga del reazionario Carlo X e all'ascesa di Luigi Filippo I d'Orleans.
Insoddisfatto del nuovo corso storico salutò con un brindisi l'avvento del nuovo sovrano "liberale" con un pugnale in mano in perfetta sintonia col suo caratterte geniale e senza freni.
La morte lo colse non all'improvviso nel 1832, Evariste, secondo una versione ufficiale, morì durante un duello combattuto per salvare l'onore di una ragazza di cui il giovane si era innamorato, un' altra afferma che il duello fu in realtà un paravento per eseguire un omicidio politico e sbarazzarsi di una mente fenomenale e impetuosa nel creare al pari del suo spirito ribelle e repubblicano.
Sia che fosse vera la prima o la seconda ipotesi resta il fatto che il ragazzo trascorse tutta la notte precedente il duello, nel completare e riordinare le carte che dimostravano le sue teorie matematiche.
Spirò il 30 maggio del 1832 colpito da un proiettile durante il duello e le sue ultime parole rivolte al fratello Alfred, furono epiche: "Non piangere per me, ci vuole tutto il mio coraggio per morire a venti anni!"
I suoi lavori furono pubblicati postumi grazie al matematico Liouville che ottenute le sue opere e rendendo il lavoro di Galois più leggibile diede ragione due anni dopo nel 1834, al fenomeno matematico morto a singolar tenzone e gettato in una fossa comune di cui ancora oggi non si sa dove riposano i suoi resti. Il manoscritto originale di Evariste Galois fu pubblicato sul "Giornale di Matematica pura e applicata" e fu la dimnostrazione finale di come Evariste Galois avesse individuato la soluzione su come risolvere algebricamente una equazione precedendo un altro matematico Abel a cui fino ad allora fu attribuito, invece, il merito che in realtà non possedeva.
Davvero un bel connubio tra ideale astratto e concretezza matermatica che, per certi aspetti assomiglia a una religione i cui dogmi non sono mere affermazioni ma dimostrazioni esatte universalmente riconosciute.
Chiudiamo ricordando un altro repubblicano, ancora più giovane vissuto e morto anni prima del Nostro. il suo nome era Joseph Bara ed era un ragazzo tamburino dell'esercito rivoluzionario francese, che combatteva gli insorti monarchici della Vanndea. Rifiutatosi di cedere i cavalli dell'esercito e ancora di più, accerchiato, di gridare "Viva il re!" fu ucciso seduta stante dai vandeani urlando "viva la Repubblica!". Inutile chiedere ai nostri politicanti di prendere esempio da questi due giganti, un lillipuziano resterà tale se lillipuziano lo è a livello psicologico e a oggi in Italia c'è davvero poco di cui andare orgogliosi di QUESTA repubblica che sforna lillipuziani a getto continuo.
Consentitemi di scrivere e dedicare a Evariste Galois una strofa di una canzone di De Andrè che si intitola: "La Guerra di Piero".
"...Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato per chieder perdono di ogni peccato. cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e non ci sarebbe stato ritorno.
Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio....Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia all'ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi."
Tralasciando la vuota e monotona retorica sulla storia della sua nascita e il discorso un po' più serio su quello che è tutt'ora invece di quello che doveva essere, parlo di un uomo, anzi un giovane che nel breve spazio della sua vita ha unito ideale (repubblicano) e talento (matematico).
Il suo nome è Evariste Galois personaggio celebre per aver dato il proprio nome a una teoria che risolve un problema fino ad allora rimasto tale, dell'algebra astratta antico di svariati millenni.
Nato a Bourg la Reine il 25 ottobre 1811 si fece notare fin da adolescente per un vero e proprio talento innato nella matematica.
Genio e sregolatezza dovuti al fatto che quando frequentava la scuola, allora un vero e proprio privilegio, trovasse gli esercizi di matematica estremamente banali e noiosi e un giorno esasperato dal maestro che voleva obbligarlo a fargli risolvere uno di questi esercizi, rispose scagliandoli il cancellino utilizzato per pulire la lavagna.
I suoi lavori, dapprima di base per la teoria e che più in la sarebbero state comple e lo avrebbero fatto conoscere ai posteri, non vennero mai pubblicate quando era in vita. Si affannò inutilmente a spedire le sue soluzioni (che erano esatte) a famosi matematici dell'epoca tra cui Poisson che forse, leggendo un po' distrattamente i lavori del giovane fenomeno matematico, non li avrebbe capiti chiedendo delucidazioni e chiedendogli una dimostrazione molto più rigorosa e leggibile che non quella fornita da Galois nell'impeto dei suoi anni di giovane e focoso talento matematico e repubblicano.
Evariste Galois conobbe anche il carcere per via delle sue idee estremiste( fu grazie all'interessamento di influenti amici che riuscirono a scarcerarlo proprio all'indomani dell'ascesa di Luigi Filippo I) a cui diede il suo contributo durante le tre gloriose giornate del luglio 1830 che portarono alla fuga del reazionario Carlo X e all'ascesa di Luigi Filippo I d'Orleans.
Insoddisfatto del nuovo corso storico salutò con un brindisi l'avvento del nuovo sovrano "liberale" con un pugnale in mano in perfetta sintonia col suo caratterte geniale e senza freni.
La morte lo colse non all'improvviso nel 1832, Evariste, secondo una versione ufficiale, morì durante un duello combattuto per salvare l'onore di una ragazza di cui il giovane si era innamorato, un' altra afferma che il duello fu in realtà un paravento per eseguire un omicidio politico e sbarazzarsi di una mente fenomenale e impetuosa nel creare al pari del suo spirito ribelle e repubblicano.
Sia che fosse vera la prima o la seconda ipotesi resta il fatto che il ragazzo trascorse tutta la notte precedente il duello, nel completare e riordinare le carte che dimostravano le sue teorie matematiche.
Spirò il 30 maggio del 1832 colpito da un proiettile durante il duello e le sue ultime parole rivolte al fratello Alfred, furono epiche: "Non piangere per me, ci vuole tutto il mio coraggio per morire a venti anni!"
I suoi lavori furono pubblicati postumi grazie al matematico Liouville che ottenute le sue opere e rendendo il lavoro di Galois più leggibile diede ragione due anni dopo nel 1834, al fenomeno matematico morto a singolar tenzone e gettato in una fossa comune di cui ancora oggi non si sa dove riposano i suoi resti. Il manoscritto originale di Evariste Galois fu pubblicato sul "Giornale di Matematica pura e applicata" e fu la dimnostrazione finale di come Evariste Galois avesse individuato la soluzione su come risolvere algebricamente una equazione precedendo un altro matematico Abel a cui fino ad allora fu attribuito, invece, il merito che in realtà non possedeva.
Davvero un bel connubio tra ideale astratto e concretezza matermatica che, per certi aspetti assomiglia a una religione i cui dogmi non sono mere affermazioni ma dimostrazioni esatte universalmente riconosciute.
Chiudiamo ricordando un altro repubblicano, ancora più giovane vissuto e morto anni prima del Nostro. il suo nome era Joseph Bara ed era un ragazzo tamburino dell'esercito rivoluzionario francese, che combatteva gli insorti monarchici della Vanndea. Rifiutatosi di cedere i cavalli dell'esercito e ancora di più, accerchiato, di gridare "Viva il re!" fu ucciso seduta stante dai vandeani urlando "viva la Repubblica!". Inutile chiedere ai nostri politicanti di prendere esempio da questi due giganti, un lillipuziano resterà tale se lillipuziano lo è a livello psicologico e a oggi in Italia c'è davvero poco di cui andare orgogliosi di QUESTA repubblica che sforna lillipuziani a getto continuo.
Consentitemi di scrivere e dedicare a Evariste Galois una strofa di una canzone di De Andrè che si intitola: "La Guerra di Piero".
"...Cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato per chieder perdono di ogni peccato. cadesti a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e non ci sarebbe stato ritorno.
Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio....Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia all'ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi."
Iscriviti a:
Post (Atom)